Solo il 21,6% di chi ha un'attività saltuaria si affida unicamente alla gestione separata dell'Inps
Il 42% dei lavoratori atipici ha già scelto una forma di previdenza per il futuro diversa da quelle tradizionali. Questo il risultato di uno studio del Censis per Italia Lavoro, l'agenzia tecnica del ministero del Welfare per le politiche sull'occupazione, che rielabora i risultati di una recente indagine condotta per le Acli. Tra coloro che hanno scelto una polizza vita, una diversa forma di risparmio per il futuro, un investimento finanziario o, più semplicemente, accumulano mensilmente una parte della retribuzione per il domani, appare sempre più marcato l'orientamento di una grossa fetta di lavoratori al fai da te in materia previdenziale. Alla crescente voglia di autotutela in campo pensionistico, si accompagna un sempre più marcato scetticismo nei confronti dell'Inps. Solo il 21,6% dei lavoratori atipici, infatti, si affida ancora unicamente alla gestione separata dell'Istituto di previdenza. Una tendenza ancora più accentuata in alcune zone del Paese. Nel Nordest, per esempio, solo il 5% degli atipici pensa, infatti, che il versamento dei contributi alla gestione separata dell'Inps sia lo strumento giusto per garantirsi un futuro tranquillo. L'orientamento verso la pensione fai da te si accompagna con una crescita delle iscrizioni ai fondi pensione. Mentre a fine 2002, oltre due milioni di italiani erano iscritti ai 693 fondi esistenti, per quelli cosiddetti aperti si è registrato un incremento del 147,7% in appena tre anni. La nuova mappa della previdenza italiana delineata dal rapporto del Censis, è vista con favore da Natale Forlani, amministratore delegato di Italia Lavoro. «È importante -spiega- che cresca la consapevolezza della necessità di costruirsi il secondo pilastro previdenziale». Per il commissario straordinario dell'Inps, Gian Paolo Sassi, l'allontanamento dalla previdenza tradizionale non dipende da «una questione di sfiducia», ma da un calcolo realistico: «L'Inps -ricorda- restituisce quello che è stato versato, che non è sufficiente per una pensione adeguata». Nonostante il boom della previdenza integrativa, la maggioranza dei lavoratori resta fuori dal sistema complementare.