Dazi con la Cina? Meglio investire in ambiente
E un programma di cooperazione per lo sviluppo sostenibile. Il ministero dell'Ambiente investe in Estremo Oriente. Non solo: il ministro in persona, Altero Matteoli (nella foto), inviterà le imprese italiane a sfruttare le occasioni che vi sono a Pechino. La Cina infatti sconta un enorme ritardo nel settore ambientale, soprattutto nell'emissione dei gas serra. E gli italiani si offrono di dare una mano. Il programma sarà presentato a Roma venerdì prossimo da Matteoli e da Xie Zhenghua, ministro dell'agenzia per la Protezione ambientale cinese. In particolare i rappresentanti dei due governi spiegheranno che la Cina ha intenzione di costruire un centro per la Conformità alle convenzioni ambientali internazionali, in altre parole un vero e proprio istituto che avrà il compito di portare il Paese agli standard occidentali. Non solo, ma sono previsti ingenti investimenti per lo smaltimento dei rifiuti medici, la lotta alla desertificazione, la riduzione degli inquinanti persistenti nel settore industriale, la biodiversità, il bromuro di metile, le fonti rinnovabili, la commercializzazione di un sistema di monitoraggio della qualità dell'aria, la commercializzazione del gas da discarica. Il nostro governo ha infatti già siglato un accordo di cooperazione ambientale nel 2000. Ma nell'ultimo anno la Cina ha impresso una forte accelerata, in particolare sotto la spinta delle Olimpiadi che si svolgeranno a Pechino nel 2008. Per quell'occasione il Paese intende presentarsi al meglio, in pieno sviluppo e «pulito». Non a caso per lo slogan della manifestazione sportiva è stato pensato proprio quello di «Olimpiadi verdi». E questo che cosa importa alle imprese italiane? Molto, perché con quell'accordo siglato tre anni fa, l'Italia si trova in pole position nell'ondata di appalti che verranno assegnati nei prossimi anni nel settore. Proprio per questo il governo ha messo su una task force che elabora progetti che poi saranno vagliati e nel caso finanziati. Il gruppo di lavoro è composto da esperti oltre che del dicastero di via Cristoforo Colombo, anche delle agenzie e dei ministeri cinesi, di istituzioni scientifiche e università italo-cinesi. All'ufficio Ice (Istituto Commercio Estero) di Pechino è stato affidato il ruolo di project manager e coordinatore della task force. L'Ice inoltre assicura la collaborazione di esperti delle imprese italiane interessate a partecipare alla progettazione e al cofinanziamento del programma. Per ora le linee d'azione disposte dal governo italiano sono undici e vanno dal monitoraggio e valutazione dello stato ambientale alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni nei settori industriale, edilizio e trasporti; dalla promozione delle fonti energetiche rinnovabili alla sperimentazione dell'attuazione del clean development mechanism del protocollo di Kyoto; dalla riduzione delle sostanze chimiche per la fascia di ozono alla diffusione delle tecniche per l'agricoltura sostenibile. Insomma, ce n'è per tutti i gusti. Alla faccia di Bossi.