La moneta unica continua a correre Dollaro in crisi
Il declino del biglietto verde sembra peraltro destinato a durare, seguendo un movimento che, dicono gli esperti, potrebbe risultare sganciato dall' alternarsi di fiducia e sfiducia sulla solidità della ripresa dell' economia a stelle e strisce. La sensazione è che in realtà siano in ogni caso proprio gli Usa a pilotare l' indebolimento della valuta americana nel tentativo di spingere le esportazioni e risistemare i propri conti. In particolare, quel deficit delle partite correnti che nel secondo trimestre ha toccato nuovi record a 138,7 miliardi di dollari. Un boom che, va detto, sembra dimostrare quanto in realtà risultino di scarsa portata i «vantaggi» derivanti dal dollaro debole. Tuttavia, solo ieri il presidente della Bce, Wim Duisenberg, aveva sottolineato come il calo delle quotazioni del dollaro fosse «inevitabile» alla luce proprio del pesante deficit delle partite correnti. Il biglietto verde è precipitato ai minimi da tre anni rispetto alla valuta giapponese sfondando la soglia critica dei 110 yen a quota 109,37, vale a dire il livello più basso dal 20 novembre del 2000. Ed è proprio superyen a trainare l' ascesa dell' euro, balzato fino a un massimo di seduta di 1,1813 (da un minimo di 1,1700) il valore più alto dal 17 giugno scorso. La moneta unica europea ora oscilla attorno a 1,1775 dollari (1,1710 degli ultimi scambi dell'altro ieri) e il suo rafforzamento va anche ricondotto ad alcune dichiarazioni rilasciate dal ministro delle finanze olandese, Gerrit Zalm. Nel corso della riunione dei ministri dell' Ecofin a Lussemburgo, Zalm ha infatti definito «ragionevole» un trading range dell' euro-dollaro compreso fra 1,10 e 1,20. Gli ha fatto eco il ministro delle finanze belga, Didier Reynders, secondo il quale il rafforzamento dell' euro non è «un problema dal momento che non crea squilibrio». La moneta unica potrebbe dunque non solo ritrovare, ma superare il suo massimo storico di 1,1933 dollari toccato il 27 maggio. A questo proposito vale la pena ricordare che ad accelerare il ribasso del biglietto verde è stata la presa di posizione del G7 a favore di una maggiore flessibilità dei cambi. E che dai più è stata letta come una implicita indicazione di Washington volta a favorire l' indebolimento della moneta americana. Da allora (20 settembre), il biglietto verde ha totalizzato un ribasso del 3,7% rispetto all' euro e del 4% nei confronti dello yen.