Piccole imprese crescono ma evitano Piazza Affari
Concentrate soprattutto al nord e ancora molto poco sviluppate al sud, le medie imprese continuano a guardare con diffidenza al mercato (solo 19 le quotate a Piazza Affari nel 2000) e si sentono sempre tartassate dal fisco. È la fotografia scattata a fine 2000 dall'indagine di Mediobanca e Unioncamere sulle medie imprese industriali che, per la prima volta, ha preso in esame tutto il territorio nazionale. Sebbene in numero ancora contenuto (3.700 nel 2000), le medie imprese hanno coperto il 13% circa del valore aggiunto dell' industria manifatturiera italiana e l'aggregato dei loro bilanci ha mostrato un utile netto di 2,4 miliardi di euro, l'1,9% del fatturato. Nel quadriennio 1996-2000 lo sviluppo delle medie imprese è stato superiore a quello delle grandi, soprattutto in termini di fatturato complessivo (+29,7% contro il +23,4%), di export (+36,4%, +20,6%), di valore aggiunto (+24,6%, +14,9%) e di dipendenti (+12,1% della forza lavoro a fronte di un -4,3% delle grandi imprese). Il vantaggio delle medie non si conferma invece a livello di profitti: le grandi appaiono infatti più dinamiche (+40,5% il margine operativo netto, contro il +18%) ma questo grazie soprattutto, spiega l'indagine, alla consistente riduzione dell'organico.