Cirio, vendite al via ma non nell'alimentare

Lo scopo è quello di ristabilire l'equilibrio finanziario del gruppo, obiettivo che può essere raggiunto con la dismissione di tutte quelle società che non operano direttamente nel settore dell'agroalimentare. E' quanto scritto dai tre esperti in un documento di oltre duecento pagine, nelle quali viene spiegato il perchè delle numerose insolvenze registrate dal gruppo e nello stesso tempo viene dettagliatamente analizzato un possibile piano di rilancio. A rivelare le grandi linee della relazione è stata una fonte vicina all'ex società di Sergio Cragnotti, che ha spiegato che «da parte dei commissari ci sarà un sì all'amministrazione straordinaria, per tutte le società che l'hanno richiesta. Poi dipenderà tutto dal tribunale". Quelle dei commissari saranno precise considerazioni sull'eventualità di decidere per le dismissioni oppure per il risanamento, le due opzioni concesse dalla «Prodi-bis". Nel documento si prospetta anche la possibilità di risanare le casse della Cirio, attraverso «alcune dismissioni non strategiche dell'azienda". Luigi Farenga, Attilio Zimatore e Mario Resca, questi i nomi dei tre commissari nominati e che hanno lavorato senza soste per oltre 45 giorni, nella prima parte della loro relazione quella dedicata alle cause del disastro finanziario ìnon faranno nessun riferimento a Sergio Cragnotti, anche se il nome dell'amministratore delegato potrà essere ricollegato «analizzando nel dettaglio determinate strategie". La relazione sarà analizzata anche dal ministro delle attività produttive, Antonio Marzano, che poi avrà a disposizione dieci giorni per analizzarla e poi fornire al tribunale un suo parere sulla situazione. Giudici che avranno a disposizione un mese, trenta giorni per l'esattezza, per decidere tra il fallimento o l'amministrazione straordinaria del gruppo Cirio. Intanto la Banca popolare di Milano, si è dichiarata estranea alla vicenda dei bond e della crisi del gruppo popolare. "Noi non siamo assolutamente coinvolti sul fronte Cirio - ha spiegato il direttore generale dell'istituto di credito milanese, Ernesto Paolillo - perché non abbiamo la minima esposizione nei confronti del gruppo Cirio da molti e molti anni, quindi, da ben più tempo rispetto a quando c'é stato il collocamento".