L'Argentina rimborserà il 25% del capitale
Gli avvocati dei creditori propongono azioni legali contro lo Stato sudamericano e le banche
L'insolvenza dello stato sudamericano nei confronti dell'esercito dei risparmiatori connazionali è stata stimata a 28 mila miliardi di lire, (49 miliardi di dollari). Ieri doveva essere il grande giorno perchè era fissata, a Dubai, la presentazione da parte del segretario delle Finanze argentino Guillerno Nielsen, del piano Lavagna (dal nome del ministro dell'economia) sul risarcimento dei creditori privati coinvolti nel default. La nuova beffa sta proprio nel fatto che il governo argentino intende rimborsare solo il 25% del capitale investito e ha spiegato Nielsen «questo è il punto focale del piano e non è negoziabile». L'Argentina offrirebbe tre nuovi tipi di bond e cioè obbligazioni sotto la pari, alla pari e legate alla crescita economica. In pratica un discount bond, con un valore minore rispetto all'obbligazione originaria, un par bond, che avrà un valore nominale identico o leggermente inferiore e un capitalization bond, che sarà indicizzato alla crescita del pil argentino e prevederà una perdita in conto capitale intermedia fra le due precedenti soluzioni. Con questa offerta, dunque, Buenos Aires conta di ridurre del 75% lo stock nominale del debito. «I risparmiatori sono sconcertati - ammette l'avvocato italiano Mauro Sandri di Forlì a nome del Comitato Creditori argentini — e l'unica speranza è che tutti i quattrocentomila italiani coinvolti rifiutino le proposte argentine e intraprendano azioni legali nei confronti dello stato sudamericano e delle banche». Le cause (per circa duemila investitori italiani) sono già partite: si tratta di azioni collettive (class action) di concerto con altri paesi europei e importanti studi americani. «Il problema è che le banche italiane faranno le lingue biforcute — prosegue Sandri — esterneranno sdegno e ma sotto sotto cercheranno di convincere i clienti ad accettare. Non dimentichiamoci che il loro ruolo non fu di semplici intermediatori. Conoscevano i rischi e convinsero i propri clienti a sottoscrivere quelle obbligazioni». Sulla stessa linea d'onda l'avvocato Angelo Castelli di Formia, già impegnato azioni civili sui bond argentini: «L'unica via è l'azione legale. Bisogna bloccare un precedente pericoloso e cioè la possibilità che uno Stato possa annullarsi il proprio debito estero». N. P.