Torna a crescere la produzione industriale

Ma, nonostante il miglioramento, da gennaio a luglio il saldo rispetto allo stesso periodo dell'anno resta negativo. A trainare la ripresa, secondo l'Istat, i beni di consumo e l'energia, mentre la produzione dei beni strumentali e beni intermedi è scesa. E le previsioni per il resto del 2003 non sono buone: secondo le stime dell'Isae, l'Istituto di Studi e Analisi Economica, l'anno si chiuderà con una flessione dell'1,2% rispetto al 2002. Il dato congiunturale complessivo è tuttavia il migliore dal maggio 2002, quando si registrò un +2%. Nei primi sette mesi dell'anno, permane in Italia un calo dell'1,4% rispetto allo stesso periodo del 2002. Un dato però che, se si considerano i giorni lavorativi, si riduce allo 0,8%. Mentre a livello tendenziale, la crescita ha risentito positivamente dei buoni risultati dei beni di consumo e dell'energia (+ 3%), la produzione dei beni strumentali, sempre su base tendenziale, è diminuita dello 0,4% mentre quella dei beni intermedi è calata dell'1,9%. In discesa anche il comparto degli apparecchi elettrici (-12%), l'industria delle pelli e delle calzature (-4,3%) oltre all'industria dei mezzi di trasporto (-3%). Controtendenza invece, sempre su base tendenziale, la produzione di metallo (+4,5%) le industrie alimentari (+3,5%) e dei mobili (+6,8). Per il resto dell'anno, secondo l'Isae, la riduzione della produzione dovrebbe sostanzialmente arrestarsi a ottobre (-0,1%). Quindi i segnali di miglioramento delle aspettative degli imprenditori potrebbero cominciare a riflettersi nell'attività produttiva a partire dall'autunno. A commentare i risultati dell'Istat ieri anche i tre sindacati principali. E mentre il segretario confederale della Cisl, Raffaele Bonanni, e il numero due della Uil, Adriano Musi, tengono d'occhi l'agenda per l'appuntamento, il prossimo 23 settembre, che il Governo avrà con le parti sociali sulla Finanziaria, il segretario confederale della Cgil, Marigia Maulucci, ha detto: «L'analisi della situazione conferma la recessione produttiva e la valutazione sulle responsabilità rafforza il giudizio negativo sulle mancate scelte del Governo per sostenere la ripresa».