In ottima salute i conti del gruppo. Utile netto in aumento del 37% Governance, cessioni e uscita da Galp i temi in discussione nella semestrale Eni
Sono i temi sul tavolo del consiglio di amministrazione dell'Eni, convocato mercoledì prossimo per l'approvazione della semestrale. Le anticipazioni fornite dal Gruppo il 31 luglio scorso, parlano di un produzione di 1,527 mln barili di petrolio, di un utile operativo di 5.112 mln euro (+11,7% sul primo semestre 2002) e un di utile netto di 3.090 milioni (+37%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Quanto agli altri nodi, nessuna «resa dei conti» sui poteri all'interno del cda anche se resta attuale il tema di una maggiore suddivisione delle deleghe che oggi, in base allo statuto, fanno capo esclusivamente all'ad. I rumour che si sono susseguiti in questi mesi, sono rientrati. E da parte sua l'ad Vittorio Mincato può contare sul forte consenso degli investitori, sulla base di risultati in costante crescita, di una campagna acquisti di successo e di obiettivi di produzione centrati con anticipo sulle scadenze. Il titolo resta al di sotto del target price indicato dagli analisti (13,8 euro contro circa 17) ma secondo alcuni osservatori, starebbe ancora scontando voci di possibili avvicendamenti al vertici. Riflettori accesi anche sul possibile slittamento delle estrazioni nel maxi-giacimento di Kashagan, sul Mar Caspio, in Kazakistan dove il cane a sei zampe è capo progetto. Ma novità potrebbero arrivare anche sul fronte della chimica per la quale si sta precedendo alla cessione di alcune divisioni. Fra queste gli elastomeri per i quali è in dirittura d'arrivo la vendita: 5 le manifestazioni di interesse per gli stabilimenti di Ferrara, Porto Torres mentre per Ravenna si procederà alla ristrutturazione. Altre cessioni minori riguardano il ramo tanker (le manifestazioni di interesse sono scadute il 29 agosto) e la Spi, attiva nella ricerca, sviluppo e commercializzazione del gas in Italia. Restano poi le difficoltà in Portogallo, dove tre anni fa, Eni ha acquisito il 33,34% della Galp Energia, holding attiva nella distribuzione di gas naturale e nel downstream petrolifero. La riforma dell'energia varata quest'anno dal governo di Lisbona, sta però creando non pochi problemi alla società italiana e non è escluso che se l'impasse non dovesse sbloccarsi, si possa arrivare a un disimpegno. Con il via libera dell'Antitrust all'acquisizione del 50% del gas di Union Fenosa, Eni, infatti, ha già centrato l'obiettivo di entrare sul mercato spagnolo. Obiettivo, questo, alla base dell'intesa con Galp che attraverso il gasdotto Transmaghrebino e il terminale GNL di Sines, è in grado di offrire un accesso al questo mercato. E spunta anche l'ipotesi di una fusione fra le reti di elettricità e gas, che potrebbe tornare d'attualità già con la prossima Finanziaria. Dopo l'annuncio della prossima quotazione di Terna , il percorso per unificare la società delle reti elettriche (95% Enel)con la Snam Rete Gas (60% Eni) potrebbe essere più agevole. Lanciato nei mesi scorsi dal presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, Bruno Tabacci (Udc), il progetto Snam-Terna può contare sul sostegno di Gianluigi Magri, il sottosegretario all'Economia, con delega al dossier Enel, collega di partito di Tabacci. Magri è convinto che l'operazione sia «valida» e non esclude che un provvedimento in questa direzione possa essere allo studio anche in vista della legge di Bilancio. Altre indicazioni non sono ancora emerse: il disegno di legge Marzano all'esame del Parlamento, non affronta il tema e il ministro delle Attività produttive ha sinora glissato. La riforma dell'energia per adesso prevede che gli ex monopolisti Eni ed Enel escano dal business delle reti, conservandone una quota massima del 20%, entro tre anni dall'ok al provvedimento.