Sviluppo fermo, ormai è recessione
Uno scenario che non si presentava in Italia dal 1992. Ma malgrado la crudezza dei numeri sia all'Istat che nel Governo si punta a ridimensionare l'allarme. «Sono dati che vanno letti con estrema cautela - spiegano all'Istat - anche perchè la portata della contrazione è modesta». In più si fa notare che l'andamento italiano è pienamente in linea con gli altri Paesi dell'euro. Dal canto suo Confindustria attacca, e prevede che la manovra correttiva necessaria per portare nel 2004 l'indebitamento all'1,8% del Pil dovrà superare i 16 miliardi di euro. Gli industriali puntano il dito soprattutto sulle pensioni, bocciando gli interventi proposti dal governo, che «avranno effetti sulla finanza pubblica aleatori, sostanzialmente neutri o comunque molto contenuti». Addirittura la Francia ha fatto registrare un calo di 0,3 punti percentuali. Ieri la commissione europea ha confermato che la crescita economica in Eurolandia non supererà a fine anno lo 0,5%. Problemi anche per il deficit che a giudizio della commissione «rischia di andare oltre il 3% di rapporto con il pil». Nel complesso c'è però fiducia sul futuro con una ripresa che potrebbe manifestarsi già intorno al quarto trimestre dell'anno. A spingere lo sviluppo il miglioramento della fiducia dei consumatori e del contesto internazionale. Previsione confermata anche dal Governatore della Banca centrale Wim Dusenberg. «Ci sono indicazioni di una ripresa economica nella seconda metà del 2003 che si sono andate rafforzando», ha spiegato aggiungendo però che resta necessaria una politica di riforme strutturali per spingere la ripresa e contenere i deficit che restano preoccupanti specie in Francia e Germania. In Italia le opposizioni hanno comunque fatto sentire la loro voce criticando apertamente il Governo per la situazione di quasi recessione. «Siamo nella zona più bassa d'Europa quanto a crescita e nella zona più alta quanto a inflazione - ha spiegato Pierluigi Bersani, responsabile Economico dei Ds - Tutto questo sta avvenendo ormai da quasi due anni e ancora non si è vista nessuna reazione concreta del Governo se non qualche frase ad effetto di questo o quel ministro». I dati di cassa elaborati da Banca d'Italia, poi, mettono in evidenza un'altra realtà: rallenta la crescita delle entrate tributarie nei primi sette mesi dell'anno, che tra gennaio e luglio del 2003 toccano quota 177.541 milioni di euro e registrano un incremento del 2,95% rispetto ai 172.452 milioni dei primi sette mesi del 2002. A luglio le entrate sono risultate pari a 40.631 milioni di euro in diminuzione di 3.028 milioni rispetto allo stesso mese dello scorso anno quando avevano raggiunto quota 43.659 milioni. In compenso a giugno il debito pubblico registra un decremento rispetto al mese precedente, pari allo 0,2%, attestandosi a quota 1.390.049. Lo comunica la il supplemento mensile del bollettino statistico di Bankitalia. In termini assoluti si passa da 1.392.779 milioni di debito del mese di maggio a 1.390.049, vale a dire 2.730 milioni di euro in meno.