I sindacati pronti alla mobilitazione

Dopo il fuoco di sbarramento dei giorni scorsi a qualsiasi intervento strutturale, Cgil, Cisl e Uil ieri hanno bocciato senza appello la soluzione che sembra profilarsi nella maggioranza per elevare di fatto l'età pensionabile senza toccare da subito le pensioni d'anzianità: dal 2008, cioè, per poter lasciare il lavoro prima del tempo saranno necessari 40 anni di contributi, mentre decadrebbe l'altra opzione che consente oggi al lavoratore di percepire il trattamento d'anzianità anche con 35 anni di contributi e 57 anni di età. Il timore dei sindacati è anche quello di trovarsi di fronte, quando comincerà il confronto con le parti sociali, ad un testo già definito, nonostante più di un ministro si sia affrettato a precisare che la proposta non sarà blindata. Pertanto Cgil, Cisl e Uil sono pronti a mobilitarsi. «Il governo, a questo punto, ci presenti finalmente la sua proposta: se ci piacerà diremo di sì, ma se non ci piacerà - avverte il leader della Cisl, Savino Pezzotta - faremo quello che è nostro dovere». Il sindacalista insiste: «Pensare di stravolgere il sistema pensionistico non è possibile». Esplicito sui 40 anni di contributi: «Non mi convince, la riforma Dini andava in un'altra direzione e aveva passaggi di verifica totalmente diversi» ricorda Pezzotta. «Totalmente indisponibile» sulle misure che si stanno discutendo è anche la Cgil, secondo la quale dal governo giungono «messaggi devastanti». «Misure di questo tipo - afferma il segretario confederale, Morena Piccinini - non potrebbero non avere profonde ricadute anche sul sistema contributivo, dove attualmente i lavoratori possono scegliere di andare in pensione di vecchiaia dai 57 ai 65 anni. Il no alla riforma è giunto anche da una tavola rotonda che si è tenuta a Lerici nell'ambito della festa della Margherita. «Il governo deve capire che per il sindacato le pensioni non si toccano, nè al Nord nè al Sud» ha tuonato il segretario confederale della Cgil, Paolo Nerozzi, per il quale «la riforma Dini va bene e non ne servono altre». «Le proposte sulle pensioni del governo - ha aggiunto minaccioso Raffaele Bonanni, segretario confederale Cisl - sono talmente poco serie che devono indurre il sindacato a mobilitarsi». A ribadire che l'unica misura di buon senso sulle pensioni sono gli incentivi è il segretario della Uil, Luigi Angeletti, che considera «senza fondamento» gli altri interventi. «Ci aspettiamo che il governo non ci faccia una comunicazione, ma una proposta che può e deve essere discussa ed eventualmente - ha sottolineato - modificata». Le «diverse posizioni sulla riforma delle pensioni all'interno del governo Berlusconi creano solo il panico», secondo la Cisl-Sgb. «Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, propone un innalzamento di cinque anni dell'età lavorativa per risolvere il nodo pensioni. All'interno del suo stesso governo però le posizioni sono diverse. Questa indeterminatezza crea panico e danneggia il sistema previdenziale» si legge in una una nota del sindacato. La Cisl-Sgb è «contraria a qualsiasi tipo di riforma strutturale».