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dall'inviato LAURA DELLA PASQUA VITERBO — «Internet veloce deve diventare un servizio ...

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Ovvero non bisogna far ricorso ad aiuti di Stato, ma occore utilizzare i fondi strutturali Ue. Solo in questo modo sarà possibile estendere la tecnologia della banda larga a quelle zone economicamente svantaggiate che invece resterebbero tagliate fuori dagli investimenti privati. Occorre poi aumentare l'offerta di contenuti e servizi». È questa la linea che è emersa al Consiglio informale dei ministri delle Comunicazioni europei che si è svolto ieri a Viterbo. Le conclusioni sono state illustrate dai ministri delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, e delle Tecnologie, Lucio Stanca, insieme al commissario europeo Liikanen. Il vertice, al quale hanno partecipato le delegazioni di 28 Paesi, ha fatto il punto sulla diffusione della banda larga nei Paesi della Ue e sugli interventi da mettere in campo per allargare il bacino di utenza. L'Italia è tra i Paesi in cui la banda larga, partita al rallentatore, ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. A giugno scorso gli accessi a internet veloce  sono stati oltre 1,7 milioni più 300.000 dell'Umts, con un incremento del 62% rispetto all'inizio di quest'anno. A fine 2003 si prevede che saliranno a 2,5 milioni con una crescita del 130% in soli 12 mesi. Il tasso di crescita è tra i più alti nella Ue. L'Europa, nel complesso, ha registrato un incremento degli accessi del 100% rispetto al 50% degli Usa. «Per il governo - ha detto Stanca - la banda larga è la condizione essenziale per lo sviluppo economico del Paese». Ma ora si pone il problema di incrementare questi numeri, evitando che gli investimenti si concentrino tutti nelle aree economicamente più floride. Per raggiungere le aree a minor reddito e minor densità di popolazione occorre che gli investimenti privati siano affiancati da interventi pubblici. «Non aiuti di Stato» ha precisato Gasparri, ma un maggior utilizzo dei fondi strutturali europei. Con questo scopo è stato definito un accordo tra i ministeri dele Comunicazioni, delle Tecnologie e dell'Economia con Sviluppo Italia per la creazione di due società («non saranno carrozzoni pubblici» ha assicurato Gasparri) che avranno il compito di favorire la realizzazione di nuove infrastrutture di telecomunicazione a banda larga. I fondi strutturali europei saranno distribuiti entro fine anno e quelle Regioni che non hanno utilizzato le risorse finanziarie a loro disposizione in altri settori potranno impiegarli per la banda larga. Ma oltre agli aiuti Ue molto dipenderà dalle politiche di incentivazione che i singoli Stati sapranno attuare. Potranno essere introdotti incentivi fiscali, ma nel rispetto delle regole della concorrenza. Gasparri ha sottolineato le strategie messe a punto dal governo per favorire la diffusione delle nuove tecnologie, dallo sconto di 75 euro per chi passa alla banda larga, allo stanziamento di 31 milioni per favorire nuovi allacciamenti, alle norme inserite nella legge Obiettivo per rendere più rapide le procedure per la banda larga. Il ministro ha anche detto che vorrebbe confermare gli investimenti, «esauriti rapidamente», ma tutto dipende dal compatibilità di bilancio. Gasparri ha poi affermato che questi interventi dovrebbero movimentare investimenti privati per 30 miliardi. Il vertice ha messo poi l'accento su un altro tema. Oltre che sulle infrastrutture gli Stati dovranno puntare sui contenuti. Più saranno innovativi e maggiore sarà l'interesse dell'utenza per la banda larga. Stanca ha sottolineato i vantaggi che possono venire dalla diffusione di internet veloce nella pubblica amministrazione per agevolare molte operazioni. Al vertice è intervenuto anche il numero uno di Telecom, Marco Tronchetti Provera, che ha insistito sul fatto che la quota del gruppo nel mercato retail della banda larga è inferiore al 60% e quindi non c'è una posizione di monopolio. «Anzi, la concorrenza tra piattaforme si sta manifestando in tutta la sua completezza». Tronchetti ha poi sottolineato che per l'ammodernamento de

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