I pensionati più ricchi abitano nel Lazio
L'assegno medio è di 10.000 euro l'anno. Seguono Lombardia e Liguria. In coda Abruzzo e Molise
Dall'Ufficio studi degli artigiani di Mestre, arriva la conferma che, in tema previdenziale, esiste un profondo divario tra Nord e Sud del Paese. Ma anche un altro dato meno conosciuto: i paperoni della terza età vivono nel Lazio con una pensione media annua di quasi 10mila euro. Esattamente 9.786 euro che, seppur di poco, superano 9.208 della Lombardia e i 9.036 della Ligura, un terzo superiore a quello del Molise, in coda alla classifica con 6.188 euro. Al di sotto della media nazionale (8.251 euro medi l'anno per le 21,5 milioni di pensioni erogate ogni anno) sono anche la Basilicata (6.434 euro) e l'Abruzzo (6.787 euro).Per quanto riguarda il divario Nord e Sud, nelle regioni settentrionali prevalgono le pensioni di anzianità più ricche grazie alla maggiore anzianità contributiva; al Sud si concentrano invece soprattutto le pensioni di vecchiaia e invalidità."Ai primissimi posti della classifica", commentano alla Cgia di Mestre "troviamo quelle regioni dove più alta è stata, e in parte è ancora adesso, la concentrazione delle grandi imprese. Gli ex lavoratori delle grandi imprese possono contare su un vitalizio con un importo medio elevato rispetto alla media. Questo perché i contributi versati durante la carriera lavorativa erano in funzione di retribuzioni più alte rispetto alle altre imprese e in particolar modo delle imprese di dimensioni inferiori". Dall'analisi della Cgia di Mestre si riscontra, inoltre, che nelle regioni settentrionali si concentra la maggior parte delle prestazioni pensionistiche (49,1%) e della spesa erogata (51,8%); nelle regioni meridionali le pensioni erogate sono pari al 30,2% del totale nazionale a fronte di una spesa che raggiunge il 26,6% del valore complessivo; le regioni centrali, infine, detengono quote inferiori, pari al 20,7% in termini di numero di trattamenti e al 21,5% in termini di importo complessivo annuo. Quanto all'importo medio annuo, è interessante notare, conclude la Cgia, come alcune importanti regioni del Centro Nord, come la Toscana, il Veneto e l'Emilia Romagna registrino importi inferiori alla media nazionale. Sul piano delle proposte da registare quella del sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla: il primo passo da fare per una riforma delle pensioni è la certificazione dei diritti previdenziali acquisiti, "che nessun provvedimento successivo potrà intaccare". E poi, sostiene in un'intervista, bisognerebbe "attuare il patto sociale tra lo Stato e i cittadini che io e Bossi annunciammo a Porta a Porta già un anno fa. Il testo del decreto è pronto e prevede la certificazione dei diritti previdenziali acquisiti, che nessun provvedimento successivo potrà intaccare". Inoltre, secondo Brambilla, "il secondo passo dovrebbe essere una riclassificazione della spesa previdenziale, per scoprire quanto invece viene destinato all'assistenza, ai contributi figurativi, al sostegno alla famiglia". In particolare, secondo il sottosegretario "bisogna riclassificare il calcolo degli importi pensionistici di ogni categoria".