Capitalia, dodici candidati in fila per entrare nel patto di sindacato
Tra candidature e inviti, i possibili soci che potrebbero farvi parte sono 12 e tutti insieme sono in grado di raccogliere quasi il 40% del capitale. Ma già prima di giungere alla lista finale non mancano richieste di ruoli e poltrone già ora al centro di valutazioni. La Fondazione Manodori ad esempio (3,16%), che l'altro giorno nella riunione del Cda ha esaminato proprio la possibilità di entrare nel patto, affida il proprio ingresso a precise garanzie. C'è invece chi ha già chiaro cosa vuole, come Roberto Colaninno che, in occasione del Meeting di Cl a Rimini, ha annunciato di possedere, attraverso Immsi e Omniaholding l'1% del capitale e si è dichiarato disponibile a far parte dell'accordo. Tra le possibili new entry del patto vi sono altri nomi forti del capitalismo italiano, come quello di Tronchetti Provera (sotto il 2%), o di Salvatore Ligresti che detiene il 2,8% attraverso la Premafin. Ma le voci e le indiscrezioni sui possibili nuovi ingressi che si rincorrono ormai da mesi riguardano anche Alfio Marchini, Stefano Ricucci (3,7%) Enrico Toti con il gruppo Lamaro (1%). Quanto ai soci forti gli olandesi della Abn Amro, oggi al 6,6%, si sono detti disponibili a ritoccare, aumentandola, la quota azionaria a condizione che i vertici di Capitalia varino un forte patto per lo sviluppo. E nel patto dovrebbe trovare posto anche la Fondazione Cassa di Roma (7,2%), così come la De Agostini-Toro con il 2% e la Regione Sicilia (3,3%). Geronzi, nelle settimane scorse è anche volato in Libia per affrontare il capitolo Lafico, presente nel capitale con il 5%. Il patto dovrebbe essere definito entro settembre.