L'inflazione continua a mangiare i salari
Il dato provvisorio reso noto dall' Istat, che conferma quello delle città campione fissa l'aumento medio dei prezzi al 2,8% (dal 2,7% di luglio). A determinare l'impennata verso sono stati alberghi e ristoranti (+0,7% rispetto al mese precedente e +4,6% sull'anno), trasporti (+0,8% mese, +2,3% anno), e alimentari (+0,2% mese, +3,6% anno). Il rincaro più consistente rispetto ad agosto 2002 è stato registrato da bevande alcoliche e tabacchi (+7,3%) mentre sui trasporti ha inciso l'aumento del prezzo del carburante. Invariati rispetto a luglio, infine, i prezzi di abbigliamento, acqua ed elettricità e istruzione. Dai dati di Eurostat l'inflazione in Italia marcia più di Eurolandia. Nella zona euro secondo le stime passerebbe dall' 1,9% di luglio a 2,1%. In allarme i sindacati. A cominciare dalla Cisl che ha annunciato la sua adesione alla giornata di lotta dei consumatori del prossimo 16 settembre. Per il leader del sindacato Savino Pezzotta «non abbiamo alcuna rincorsa salari-prezzi come negli anni passati, ma abbiamo una spirale prezzi su prezzi. Questo è il problema strutturale dell'Italia rispetto agli altri paesi Ue». «La difesa del reddito è la priorità, e non le pensioni - ha sottolineato - I consumi si stanno restringendo sui beni primari, perchè la gente fa fatica» a tirare avanti. A motivare una inflazione reale come quella italiana, molto superiore a quella dei partner europei sono, secondo Pezzotta, non le questioni legate alla congiuntura economica internazionale, ma questioni strutturali del nostro Paese. Secondo Pezzotta va «ripristinata una sana politica dei redditi che ponga una relazione fra salari, prezzi e tariffe». Pezzotta è tornato a chiedere, assieme all'Adiconsum, un tavolo di confronto con il Governo. Secondo le stime dei consumatori, in assenza di correttivi da parte del Governo, andando avanti di questo passo la perdita media effettiva di potere d'acquisto per i pensionati si aggirerebbe sui 650 euro all'anno, quella dei monoreddito sui 920 euro, quella di chi ha un reddito sui 1.080 euro e quella delle famiglie bireddito sui 1.220 euro. Per questo i consumatori chiedono al Governo di concedere un bonus fiscale di 1.500 euro alle famiglie meno abbienti, di defiscalizzare i carburanti di 7,5 centesimi, di controllare le tariffe rc auto e di non aumentare quelle di treni e autostrade.