Cirio corre il rischio di uno spezzatino
Allarme di Alemanno: c'è il pericolo di una svendita del marchio senza gli impianti, magari all'estero
Allo stesso tempo, tuttavia, non si è affatto allontanato lo spettro dello spezzatino: anzi in base alle precedenti applicazioni della legge Prodi-bis, all'interno della quale si sta cercando di ricondurre il destino del gruppo alimentare per metterla in amministrazione straordinaria, quella della vendita a pezzi sembrerebbe l'ipotesi più probabile. In questo quadro acquistano spessore le dichiarazioni del ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno, secondo cui «il rischio (di una svendita del marchio Cirio, magari all'estero) c'è, così come c'è il rischio che il marchio possa essere venduto prescindendo dagli impianti produttivi», anche se «il Governo si è già attivato per evitare questa situazione» e «certo faremo di tutto per difendere l'italianità del marchio, i livelli occupazionali e gli impianti produttivi». Cirio non rischierebbe di perdere, a causa del prestito non rimborsato alla scadenza nei confronti di Rabobank, il marchio del Monte. E - sono sempre parole di Vitalone - non è affatto detto che, nella vicenda Cirio, siano impedite le revocatorie, ossia l'annullamento di precedenti rimborsi di crediti, ipotesi temuta dalle banche. «Posso solo anticipare una considerazione statistica - dice Vitalone - : con l'applicazione della Prodi-bis si è sempre arrivati al cosiddetto spezzatino». L'ipotesi della vendita separata delle attività del gruppo sarebbe quindi tutt'altro che improbabile, e fra le due forme di amministrazione straordinaria previste dalla legge (risanamento del gruppo o cessione degli asset aziendali), la seconda è l'unica che esclude la possibilità di fare revocatorie. Anche se banche e obbligazionisti - dice Vitalone - attraverso il piano predisposto dai commissari potrebbero arrivare a un compromesso: «Non è affatto detto - spiega - che gli interessi delle banche e quelli degli obbligazionisti non possano trovare nel piano dei commissari un punto di equilibrio che sia accettato da tutti».