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Boom degli investimenti in vino. Centro-Sud al top

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Nel 2002, secondo Mediobanca, il settore ha raggiunto 8,5 miliardi di fatturato. Crescita dell'8%

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Ma anche joint venture tra imprese del Nord e del Mezzogiorno e limitate, ma non del tutto assenti, acquisizioni oltre confine. Queste le tendenze principali cui si sta assistendo nel settore vitivinicolo secondo quanto emerge dalla ricerca Ismea su Aspetti e nuove tendenze dell'industria del vino in Italia e nel mondo. Tre le operazioni che hanno maggiormente modificato l'assetto industriale del settore vino in Italia, la separazione dei due rami della famiglia Folonari a fine 2000, l'acquisto di Duca di Salaparuta da parte di Ilva di Saronno, nel 2001, e l'acquisto di Zedda Piras da parte di Campari nel 2002, operazione appunto in sintonia con la tendenza dell'industria degli alcolici a investire nel settore del vino per diversificare l'attività rispetto a un settore in contrazione. L'industria conferma anche un forte interesse nei confronti del Centro-Sud, con la Toscana ancora in pole-position, ma con Sicilia e Puglia in forte risalita. Nel 2002 Mediobanca ha valutato in 8.500 miliardi di euro il fatturato del settore vinicolo italiano, con una crescita, dunque, dell'8% rispetto all'anno precedente. A fare la parte del leone nell'industria vitivinicola nazionale è il Nord, seguito a distanza dal Centro e con il Sud a fare da fanalino di coda, sostenuto soprattutto dal grande slancio dell'enologia siciliana. Tra le 10 aziende più ricche del settore quelle meridionali sono completamente assenti, nonostante il grande dinamismo dimostrato dagli imprenditori del Mezzogiorno e l'impegno profuso per aumentare la competitività. Al primo posto nella graduatoria delle 10 principali aziende italiane si piazza il gruppo veneto Giv, con 245 milioni di fatturato. Il Veneto porta a casa anche l'ottava posizione con i 77 milioni di Zonin. Il Piemonte riesce a conquistare 3 diversi posti in classifica con Giordano, Martini e Barbero 1891, mentre la Toscana dei Marchesi Antinori è terza (110), l'Emilia Romagna, con Caviro, seconda (138,2), e la Lombardia con Campari, quarta (con i vini ha fatturato 96,6 milioni). Per quanto riguarda Toscana, esaurite oramai le zone più nobili, con i prezzi dei terreni di Chianti, Brunello e Vino nobile alle stelle, si sono rivalutate altre aree della regione: la Maremma grossetana, dove c'è la Doc Morellino di Scansano, e Livorno, con la Doc Bolgheri, di cui è sottozona il Sassicaia. In Umbria continuano a essere richiestissimi i terreni della Docg Sagrantino, mentre nel mirino degli investitori sono entrate anche Sicilia e Puglia, dove, a tirare il mercato, sono stati soprattutto i vitigni autoctoni, il cui nome si può riportare in etichetta accanto alla Igt.

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