I pensionati corrono al ritmo di 4 ogni 10 abitanti Il governo studia come estendere il calcolo dei trattamenti previdenziali agli ultimi 10 anni di lavoro
Napoli è la provincia meno "pensionata" d'Italia (13,37%). Sono i dati forniti dalla Cgia di Mestre, che ha analizzato il tasso di pensionamento in Italia. Mettendo a punto una mappa territoriale delle erogazioni pensionistiche, anche in vista di un possibile riassetto del sistema pensionistico previsto per il prossimo autunno. La causa è dovuta al fatto che le regioni da tempo industrializzate, «si trovano oggi ad avere un tasso di pensionamento più elevato di altri". Ma sul dibattito pensioni, partecipa anche il governo. Palazzo Chigi studia interventi sulle pensioni pubbliche con l'obiettivo di avvicinare tempi e meccanismi di calcolo tra lavoratori pubblici e privati. Lo studio è stato messo a punto in vista del prossimo incontro tra il ministri del Tesoro, Giulio Tremonti e del Welfare Roberto Maroni per studiare possibili interventi sul fronte previdenziale. Proprio nei giorni scorsi, Maroni, ha ribadito la necessità di intervenire sulle pensioni pubbliche. Quattro sono le ipotesi al vaglio dei tecnici del ministero del Welfare. Con modifiche dei tempi sui quali calcolare la pensioni, con una possibilità di risparmio tra i 2,8 e i 24,8 miliardi di euro. Gli interventi, che vanno da quelli più blandi a quelli più drastici, puntano tutti su un'accelerazione, fin dal 2004, dei tempi per estendere il periodo di retribuzione su cui calcolare la pensione. La prima possibilità consiste nell'anticipare nel 2004 il calcolo della pensione su 10 anni sulla "quota b", cioé sulla parte del salario accessorio. I tecnici la definiscono "la diversità più semplice da eliminare". Seconda ipotesi: è l'ipotesi del totale adeguamento delle pensioni pubbliche a quelle private. L'ipotesi più drastica: è quella che prevede di allungare a cinque anni il periodo di riferimento. I tecnici prevedono anche una ipotesi intermedia: un unica quota pensionabile nel settore pubblico, con il calcolo sulla retribuzione media degli ultimi 10 anni rivalutata in base all'indice Istat, meno l' 1% annuo. Ma c'è anche un rischio. La piena equiparazione del pubblico al privato potrebbe portare a una spesa per lo Stato di 35 milioni di euro. Ma rimane l' allarme delle casse private. Se non saranno adottati correttivi, c'é il rischio che non siano in grado di garantire l' equilibrio nel medio-lungo termine. Il rischio è un drastico ridimensionamento delle prestazione con un progressivo aumento dei contributi.