Ecco i rincari: pane, pasta e olio alle stelle Polemica sull'inflazione programmata. Confindustria: non si tocca. Marzano si può rivedere
,almeno stando alla Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori. Ma la colpa non sarebbe degli agricoltori, bensì della siccità e della speculazione. Un aumento dei prezzi ancora una volta legata a manovre speculative, ossia a ritocchi artificiosi dei listini. Lunga è la lista dei prodotti che hanno visto un aumento dei prezzi: pesche, mele, lattuga, pomodori, zucchine, melanzane, uva, meloni, olio extra-vergine d oliva, formaggi. E si teme l'autunno: alla ripresa dopo la pausa estiva, si annunciano, infatti, rincari al consumo per il pane, la farina, la pasta, il vino, il riso. Non sono da meno l'olio d oliva, lo zucchero, il latte, i formaggi e la frutta autunnale. "La miscela esplosiva tra le conseguenze della gravissima siccità e gli inevitabili ritocchi dei listini, troppe volte favoriti da pure manovre speculative, renderà così ancora più pesante la spesa degli italiani nelle prossime settimane", affermano alla Cia. Nell'arco di otto mesi, si sono registrati gli incrementi, tra l'altro costanti, dei prezzi al dettaglio: +12% per ortaggi e verdure, +10% per la frutta, +20% per le patate. L'olio d'oliva extra-vergine è aumentato del 6%, mentre i prodotti lattiero-caseari hanno registrato un più 2-3%. Più 4% per pane e pasta, più 2-3 per zucchero, più 6 per cento, infine, per il riso. Sempre più colpito il portafoglio dei consumatori. Non sono da meno, infatti, anche i ristoranti quelli di qualità arrivano a presentare un conto finale che può essere più caro anche del 50% rispetto al 2001, cioè a solo due anni fa. Tra i 50 ristoranti messi sotto la lente, ben nove hanno aumentato i loro prezzi in misura superiore al 30%. Mentre 30 hanno applicato rincari sopra il 10%. Una percentuale che è già doppia rispetto all'inflazione media degli ultimi due anni. I rincari hanno scatenato un duro braccio di ferro sull'eventuale modifica del tasso di inflazione programmata, che è il tasso che il governo mette alla base dei rinnovi contrattuali. Una richiesta a gran voce è già partita dai sindacati, in quanto la rinegoziazione sulla base di un'inflazione molto più bassa di quella reale diminuisce il potere d'acquisto di salari e stipendi. Per Pezzotta leader della Cisl, bisogna rivedere il tetto dell'inflazione programma e bisogna attuare una politica dei prezzi e delle tariffe per frenare l'erosione di salari e pensioni. Se dal governo qualche cauta apertura è giunta, Confindustria ha posto l'altolà: l'inflazione programmata non si tocca. Il ministro delle Attività Produttive Marzano avverte: «si può rivedere, ma attenti ai circoli viziosi».