NON È ammissibile, forse neanche sotto il profilo costituzionale, ipotizzare una zona franca da sottrarre agli occhi del fisco.

I giudici amministrativi osservano, tuttavia, che la legge presenta «aspetti problematici» e prospettano la «viva opportunità» di un intervento normativo risolutivo. L'agenzia delle entrate, si legge nel parere del Consiglio di Stato, si è rivolta ai giudici dopo che una società fiduciaria si era rifiutata di acconsentire accertamenti sui propri clienti. Opposizione, riferisce il consiglio, espressa «in nome della riservatezza posta alla base dell'attività di società fiduciarie, con conseguente, il rischio di richiesta di risarcimenti da danni nei confronti del fiduciante». La fiduciaria nel mirino dell'agenzia aveva chiuso la porta agli ispettori invocando, su indicazione dell'associazione di categoria assofiduciari, gli effetti di un complesso quadro normativo che spazia dal 1936 alla fine degli anni '90. Una serie di norme, alla base peraltro anche dell'iniziativa dell'agenzia, che distinguono le fiduciarie tra «amministrative» o «statiche», e «di gestione» o «dinamiche». Secondo gli esperti consultati dalla società stessa, sono norme che restringerebbero il campo degli accertamenti alle sole fiduciarie «dinamiche». Ad aver destato la «preoccupazione» dell'agenzia delle entrate, osserva la magistratura, è stata l'impostazione, avallata anche da parte della dottrina giuridica. Interpretazione che, rilevano i giudici, «ammetterebbe l'esistenza di una "zona franca", costituita sul fondamento di un ipotetico "segreto fiduciario" all'interno del quale non sarebbe consentito l'accesso degli organi fiscali». Ma pur ammettendo l'esistenza di «profili di incertezza» nell'applicazione della norma, il consiglio di stato ribadisce, «a favore delle tesi» dell'agenzia, «l'esistenza di un principio generale che consenta in ogni caso all'amministrazione di superare eventuali preesistenti segreti ai fini di accertamenti tributari». La questione avanzata dall'agenzia, concludono tuttavia i giudici di palazzo spada, è «di grande delicatezza». Da qui l'auspicio di un intervento dell'amministrazione delle finanze «che si dia carico di risolvere in maniera definitiva tutti i problemi sollevati».