INFLAZIONE in calo nei paesi di Eurolandia.
Nell'area dei Quindici, insomma, l'inflazione sarebbe rimasta stabile all'1,8%. Un dato che resta, se non altro, coerente con i rilevamenti dello scorso anno: nella zona dell'euro, infatti, nel 2002 l'inflazione ad agosto toccava quota 2 per cento, e 1,9 nell'intera Ue. Un dato positivo che, per gli italiani, lascia un po' di amaro in bocca. Lo scorporo dei dati per nazione, infatti, non ci regala soddisfazioni. I tassi annuali più consistenti, rilevati da Eurostat, ci vedono al terzo posto dopo Iralnda (3,9) e Grecia (3,5), con un 2,9, sebbene indicato come dato provvisorio. Seguono, a pari merito con noi, sia Spagna che Portogallo. Ma per i paesi di fondo classifica ovvero i più virtuosi, l'inflazione tocca quote decisamente inferiori, a cominciare dalla Germania (0,8) fino all'Austria e alla Finlandia (ex aequo all'1%). Questi ultimi, in effetti, sono i paesi che fanno segnare le maggiori flessioni negative dell'inflazione negli ultimi mesi. (In Finlandia sarebbe scesa addirittura della metà, dal 2 all'1%o). Gli incrementi relativi più consistenti, invece, riguardano paesi come la Francia e il Belgio che passano, rispettivamente, dall'1, 6 al 2 per cento e dall'1,1 all'1,4. Positivo, comunque, anche in Italia, l'andamento dei prezzi, che subisce, nonostante le proteste per i rincari da parte dei consumatori, una leggera flessione. A livello congiunturale, infatti, e rispetto al mese di giugno, il tasso di variazione nella zona dell'euro e nell'intera Ue fa registrare un saldo negativo dello 0,2% ( e l'Italia in questo caso conferma la tendenza con un -0,1). Per quanto riguarda gli altri paesi, invece, la dinamica dei prezzi resta ferma in zone nazioni come la Francia, che segna uno 0,0 di spostamenti, e aumenta addirittura in Germania, con un +0,3. Va peggio, però, sempre secondo Eurostat, per la produzione industriale che, a giugno, registra un calo generalizzato, rispetto al mese precedente: -0,1 per cento. Anche in questo caso l'Italia è in controtendenza, mantiene stabile la propria produzione. A tirare il settore restano i comparti dell'energia, salito del 2,7 e dei beni di consumo non durevoli. In calo netto, invece, quello dei beni capitali. Olanda, Lussembugo e Francia, registrano comunque i maggiori aumenti della produzione industriale. Crollano Belgio, Danimarca e Germania.