Nella sanità un milione in attesa del rinnovo del contratto
000negli ospedali e cliniche private ed ex convenzionate, 100.000 medici e 21.000 dirigenti sanitari. Sono i numeri del personale della sanità, per il quale inizia la fase più calda della vertenza del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, scaduto il 31 dicembre del 2001. Un rinnovo che arriva con un ritardo di 20 mesi, «inammissibile» per i sindacati. E, dopo la riforma del titolo quinto della Costituzione, la spesa sanitaria graverà ancora di più sul bilancio delle regioni che attendono dall'Aran (l'Agenzia per la rappresentanza negoziale) l'esatta definizione delle risorse che dovranno impegnare per il personale. La spesa regionale per i dipendenti della sanità deriva dall'accordo governo-sindacati sul pubblico impiego, stipulato il 4 febbraio 2002. Il patto, risultato di un colpo di acceleratore impresso dal vicepremier Gianfranco Fini per sbloccare la vertenza, stabiliva la difesa del potere d'acquisto delle retribuzioni con un aumento del 5,56%. Cifra che è salita al 5,66%, in virtù di un innalzamento tecnico, dopo la decisione del governo di ritoccare l'inflazione programmata nel Dpef 2002 dall'1,3% all' 1,4%. Da allora, la vertenza è rimasta incagliata per le difficoltà di reperire le risorse necessarie ad ottemperare all'accordo. La questione più spinosa era la copertura finanziaria dello 0,99% di aumento concesso, in prima battuta, ai dipendenti dei ministeri e rivendicato, poi, da quelli di scuola, sanità ed enti locali. La questione si è sbloccata con lo stanziamento nell'ultimo Dpef di 500 milioni di euro. Superato lo scoglio finanziario, al tavolo che si riaprirà il 7 settembre all'Aran si dovrà chiarire se l'aumento dello 0,99% dovrà essere considerato parte integrante del salario fisso o, invece, una quota di produttività. I sindacati sono contrari a quest'ultima ipotesi, ma sulla questione sarà decisivo il parere delle regioni, che pur non sedendo ufficialmente al tavolo dell'Aran, sono tutte rappresentate nel comitato di settore, l'organo che rilascia i pareri vincolanti sulle questioni contrattuali. L'altro scoglio che si potrebbe profilare riguarda un'eventuale applicazione delle nuove norme della legge Biagi anche alla sanità. Il presidente dell'Aran, Guido Fantoni, è categorico: «Il ministro può emanare un decreto di armonizzazione per recepire la nuova legge». Ma l'introduzione delle nuove forme contrattuali previste dalla Biagi non piace ai sindacati.