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Fisco, imposte diverse ma stessa stangata

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Per gli istituti di ricerca le variazioni hanno creato grande incertezza

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Lo sostengono in uno studio realizzato per il Cnel i tre istituti di ricerca e analisi economica Cer, Prometeia e Ref. E, secondo gli analisti, la situazione è addirittura peggiorata: perchè è «notevolmente aumentata la variabilità, e quindi l'incertezza, circa il sistema fiscale vigente». Cer, Prometeia e Ref sottolineano che questo «determina un sensibile ostacolo nelle scelte di investimento, specie per gli investitori internazionali, frenando o alterando le decisioni di allocazione delle risorse, ovvero peggiorando la posizione competitiva del Paese». In altri termini, nonostante i tanti ritocchi alle imposte, nulla di fatto è cambiato per le tasche delle aziende. «Variazioni marginali delle aliquote tendono a compensarsi - si legge nello studio - e ad avere effetti modesti sulla pressione fiscale complessiva». Gli economisti hanno preso in considerazione i bilanci di 56.588 imprese e hanno considerato investimenti di durata decennale e si è simulato, per il campione di riferimento, una crescita del risultato operativo del 3%. Il risultato ottenuto dalle elaborazioni porta per il 2003, con l'aliquota Irpeg al 34% e l'Irap al 4,25%, un'imposta effettiva sull'Ebit del 29,06%, praticamente in linea con il 29,36% del 2002 (quando l'Irpeg era al 36%), e il 29,35% del 2001 con la Dit. la differenza è solo nella composizione tra Irpeg e Irap, ma cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia. Lo studio rileva come l'abolizione della Dit, che consentiva la detassazione degli utili reinvestiti, «ha costituito un sensibile deterioramento della posizione competitiva di quelle imprese che operano in regime di forte concorrenza». Mentre, rilevano ancora i tre istituti, «la riduzione dell'aliquota Irpeg potrebbe privilegiare le imprese più protette dalla concorrenza e in grado di sfruttare rendite di posizione». In pratica - spiegano Cer, Prometeia e Ref - la dotazione di risorse «appare insufficiente a sostenere ambiziosi piani di riduzione del carico fiscale». Il rischio, conclude lo studio, è quello di dover correggere, nell'arco di poco tempo, iniziali tagli di imposte «frustrando ex ante la bontà di tali manovre». I ragionieri confermano i dati sulle imposte. Paolo Moretti, presidente della Fondazione Luca Pacioli, il centro studio dei Ragionieri Commercialisti afferma che «molte medie e grandi aziende avevano avuto dei vantaggi con la Dit ma ora la tassazione, nonostante la variazione nominale delle aliquote è rimasto uguale». Intanto arrivano notizie sulla lotta all'evasione. Nei primi sette mesi dell'anno la Guardia di Finanza ha individuato 5.000 evasori totali e paratotali, il 25% in più rispetto ai 4.000 scovati nello stesso periodo del 2002. In crescita anche l'ammontare dell'evasione scoperta: 6,5 miliardi di euro (più di 12.500 miliardi delle vecchie lire), ben l'80% in più rispetto ai primi sette mesi dello scorso anno (3,6 miliardi). Le violazioni sull'Iva venute alla luce nei primi sette mesi del 2003 sono pari ad un valore di 1,8 miliardi.

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