Conti pubblici, la ricetta italiana

Gli esperti di Bruxelles non hanno infatti aggiunto nulla a ciò che già si sapeva. L'Italia, come del resto aveva già certificato la scorsa settimana l'Istat, ha chiuso la prima metà dell'anno sull'orlo della recessione, dopo due trimestri chiusi con un pil negativo dello 0,1%. E anche le previsioni per l'attesa ripresa europea sono a questo punto rimandate nella migliore delle ipotesi alla fine dell'anno o all'inizio del 2004, visto che anche il terzo trimestre si chiuderà con una crescita oscillante tra lo zero e lo 0,4%. Solo per l'ultimo trimestre sono ipotizzabili lievi rimbalzi dello sviluppo con una crescita del pil prevista tra lo 0,2 e lo 0,6%. Se questo è il quadro di riferimento molto si dovrà lavorare per centrare gli obiettivi di rilancio, senza incorrere nelle censure di Bruxelles che vorrebbe limitate al minimo le misure «una tantum». Non sembra, però, che ci possa essere spazio per interventi decisi sulle pensioni, tema su cui la Ue batte da tempo. Ecco allora che le speranze di agganciare la ripresa girano intorno a tre o quattro ipotesi di intervento. Spingere le grandi opere infrastrutturali che potrebbero far da volano a occupazione e redditi, rilanciare le esportazioni per intercettare nuovi mercati in ascesa specie in Oriente, sostenere i consumi con campagne di incentivi. Quest'ultimo punto andrà però calibrato con delicatezza, visto le ricadute inflazionistiche che potrebbe avere. Ma per far ciò bisogna reperire risorse, in un quadro di vacche estremamente magre. In quest'ottica appare sempre più complicato dar vita alla fase due della riforma fiscale, con nuovi e più incisivi sgravi per imprese e famiglie. Nell'agenda del Governo è segnata in rosso la riduzione già nel 2004 dell'Irpeg al 33%. Ma su questo punto i sindacati già sono partiti all'attacco, opponendosi alla prospettiva di una riduzione delle tasse alle imprese da far scontare magari con misure sulle pensioni. Proprio il capitolo previdenziale rischia di infiammare la ripresa di settembre, anche se il Governo appare assai cauto prima di far partire interventi strutturali mal visti anche da alcuni settori della maggioranza. Sull'innalzamento delle pensioni di anziantà c'è il veto della Lega mentre An si oppone a strette troppo drastiche nei confronti del pubblico impiego. Nel vuoto ferragostano torna quindi a prendere corpo la strada di un condono edilizio, assai impopolare, ma che potrebbe fornire gettito per varare iniziative di sviluppo. L'operazione sarebbe però malvista a livello europeo. La Ue dopo la tornata dei condoni fiscali attende misure in grado di incidere non occasionalmente sul fabbisogno.