Cazzola: misure d'urgenza basta con privilegi e abusi
Per Cazzola è dunque ora di finirla con quello che definisce un «privilegio» e un «abuso»: «Servono regole chiare, definitive, anche adottando misure d'urgenza che anticipino la riforma». «Giudico inadeguati i punti d'arrivo individuati dalla riforma Dini», sostiene Cazzola, per il quale «va spezzata la logica iniqua che la caratterizza». «Io non ho nessuna comprensione per i pensionati di anzianità - prosegue - perchè essi vivono di una condizione di privilegio, eccezionale ed irripetibile, connessa ad eventi economici e sociali che non si determineranno mai più. È iniquo che questi privilegi, grandi o piccoli che siano, vengano fatti gravare sulle giovani generazioni». Per Cazzola, poi, «in Italia l'età effettiva di pensionamento oggi è più bassa di quella degli anni sessanta, pur in presenza di un'aspettativa di vita più lunga e di migliori condizioni di salute. Dunque - spiega - non giudico un attentato allo Stato sociale se si chiede alle generazioni vicine al pensionamento di lavorare qualche anno in più». La ricetta di Cazzola è semplice: «Portare la soglia minima di pensionamento, in un arco di tempo di 15-20 anni, a 60-62 anni. L'esempio della Francia - spiega - è sotto i nostri occhi. Entro il volger di qualche anno tutti i lavoratori potranno pensionarsi solo facendo valere un requisito di età (60 anni) ed uno contributivo (40 anni destinati a salire a 41 nel 2012 e a 42 nel 2020)». Quanto poi al fatto che i pensionamenti di anzianità siano serviti da ammortizzatori sociali «questo - sostiene Cazzola - non comporta che questa prassi debba continuare all'infinito.