Prezzi, alimentari alle stelle
A lanciare l'allarme è la Confederazione italiana agricoltori, secondo cui il calo della produzione agricola nazionale (cereali, riso, ortofrutta, barbabietole, uva e olive) e il conseguente incremento delle importazioni potrebbe alimentare le tensioni inflative, con possibili rincari fino al 35%. La miscela esplosiva tra le conseguenze della siccità e gli inevitabili ritocchi dei listini, troppe volte favoriti da pure manovre speculative - avverte la Cia - «renderà ancora più pesante la spesa degli italiani nelle prossime settimane: così l'onda lunga degli aumenti, dopo le impennate dei primi quindici giorni di luglio, rischia di abbattersi di nuovo in maniera dirompente». In particolare, secondo l'organizzazione agricola, alla ripresa dopo la pausa estiva si annunciano rincari al consumo per il pane, la farina, la pasta, il vino, il riso, l'olio d'oliva, lo zucchero, il latte, i formaggi, la frutta autunnale (mele, pere, agrumi). Incrementi che - secondo le proiezioni elaborate della confederazione italiana agricoltori - potranno variare da un minimo del 10 per cento ad un massimo del 35 per cento. Gli aumenti - spiega la Cia - sono dovuti essenzialmente a due fattori: la minore produzione agricola nazionale, che dovrebbe far registrare un calo in termini quantitativi tra il 10% e il 15%, e l'inevitabile incremento delle importazioni dall'estero. A tali elementi - informa una nota - «si potrebbero aggiungere le troppo ricorrenti speculazioni che sono sempre in agguato e che la Cia nel luglio scorso denunciò con forza». Il pesante calo della produzione di grano, sottolinea l'organizzazione agricola, «provocherà un rincaro di pane, farine e pasta che, al momento, può essere quantificato nell'ordine del 5-7%. Stesso discorso per il riso, che ha visto finora un taglio produttivo nell'ordine del 25-30& e potrebbe far registrare un incremento del 5-10% nel prezzo finale. Anche per lo zucchero sono in vista aumenti. La produzione nazionale di barbabietole è diminuita del 20-30%. Quindi, si farà un maggior ricorso all'import e tutto ciò potrebbe innescare una spinta al rialzo del prodotto. Difficile quantificare fin da ora l'aumento, ma - secondo i primi calcoli della Cia - potrebbe essere superiore al 5%. Per tutta la frutta autunnale ci saranno rialzi. Le coltivazioni di mele, pere e agrumi, proprio a causa della siccità, hanno subito gravi danni. Si preannuncia una flessione media del 25-30% della produzione di queste colture. E ciò avrà effetti negativi sui prezzi. Molto più consistenti - aggiunge la Cia - potrebbero essere i rincari dell'olio d'oliva. Per questo prodotto gli aumenti, in conseguenza del taglio (30-40%) che si dovrebbe avere a livello di produzione nazionale, potrebbero oscillare tra il 25% e il 40%. Comprare un litro d'olio extravergine sotto i 5 euro, significherà acquistare un prodotto non di qualità e soprattutto non realizzato con olive italiane». Ripercussioni si avranno anche per i prezzi dei vini. La vendemmia si annuncia in anticipo e di buona qualità, ma con costi in crescita.