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Lavoro, collaboratori con contratti a progetto

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co.co.)?»A chiederselo è stata la CGIA di Mestre. Attraverso una serie di interviste a piccole aziende del nord est la CGIA ha riscontrato che nel 64,2% dei casi questi collaboratori si vedranno proporre dall'azienda un contratto a progetto, mentre il 16,4% delle imprese pensa di assumerli a tempo determinato o full time. Ma più di una su 10 proporrà al collaboratore di aprire una partita Iva e l'8,4% sta pensando di interrompere il rapporto. Con la legge Biagi il rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, scomparirà entro la fine del 2003 ma solo il 43% degli intervistati ne era mentre il 57% dei responsabili delle imprese non ne era a conoscenza o al massimo ne aveva sentito solo parlare. Il 48% tra gli intervistati non vedono problematica la «conversione» del rapporto di collaborazione al nuovo tipo di contratto. È pessimista invece il 22,1% delle aziende, soprattutto per l'impossibilità di definire un progetto per il collaboratore (18,9%). Pesa molto meno, invece, l'aumento dell'aliquota contributiva (3,2% delle risposte). «A differenza della stragrande maggioranza degli esperti del mercato del lavoro - commenta il segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi - io sono tra quei pochi che ritengono che l'introduzione dei Co.co.co. sia stato un fatto positivo perché ha dato la possibilità a molte persone di entrare nel mercato del lavoro con un minimo di garanzie contributive».

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