Allarme economia, è rischio recessione
O meglio, dal punto di vista tecnico è già in recessione. I dati dell'Istat parlano chiaro. Per il secondo trimestre consecutivo il Pil, ovvero la ricchezza del Paese, è diminuito dello 0,1% (come nel primo trimestre) ed è salito dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2002. Per trovare una situazione analoga, con il Pil in calo per due trimestri consecutivi bisogna risalire a undici anni fa, ovvero al 1992. Ad oggi la crescita acquisita sul 2003 è pari allo 0,2%. Tecnicamente dunque, secondo le regole degli analisti, si può parlare di recessione, ma per i tecnici Istat si tratta più che altro di una stagnazione. Il calo è talmente contenuto da lasciare ancora un margine per parlare di stagnazione. Inoltre è una rilevazione preliminare che sarà rivista il 10 settembre in occasione della diffusione delle stime sul terzo trimestre dell'anno. Se allora il calo del pil risulterà più marcato, si potrà parlare di recessione. Ma potrebbe esserci anche un'inversione di tendenza. La cautela dell'Istat dipende anche dal fatto che il dato del secondo trimestre sconta una giornata lavorativa in meno per le ferie pasquali . Sta di fatto che la situazione è preoccupante e il governo potrebbe essere costretto a rivedere l'obiettivo di crescita dello 0,8% per il 2003, indicato nel Documento di Programmazione economico. Ad oggi, infatti, il Pil acquisito per l'intero 2003 è pari appena allo 0,2%. Per arrivare a centrare lo 0,8%, nel terzo e quarto trimestre la crescita, secondo gli analisti, dovrebbe essere dello 0,7%. A completare il quadro fosco si aggiunge l'andamento della produzione industriale che ha il fiato grosso. Anche in questo caso ci sono stati due cali consecutivi negli ultimi due mesi del trimestre, ovvero maggio e giugno. Eppure nonostante la situazione generalizzata di crisi alcuni prodotti di lusso continuano a tirare. La Ferrari in sette mesi ha venduto 2.559 vetture, un vero record, rispetto alle 2.527 dello stesso periodo dello scorso anno. Tornando ai dati Istat non rassicura il confronto con l'estero. I dati sull'andamento dell'economia tedesca e francese non sono ancora disponibili, arriveranno a Ferragosto, ma nel frattempo gli Usa nel primo trimestre hanno messo a segno un incremento dello 0,6% e il Regno Unito dello 0,3%. Tant'è che gli industriali si sono messi in allarme. Il rischio vero, secondo la Confindustria, «è che l'Italia non sia più agganciata agli Stati Uniti». Per alcuni il peggio è passato. Paolo Guida di Tradinglab (Unicredito) dice di attendersi «un secondo semestre più favorevole con un miglioramento della situazione internazionale».