L'inflazione non scende A luglio ferma al 2,6% esplode il caro frutta
Ma anche il temuto effetto siccità sulla spesa degli italiani, con un aumento della frutta fino al 3,2% su base annua. Ed i consumatori tornano sul piede di guerra, proclamando un altro sciopero della spesa, il terzo, per il 16 settembre prossimo e ribadendo l'accusa all'Istat. «L'Istat continua a prendere in giro con i già noti equilibrismi da consumati funamboli che riescono a rendere stabile il carovita» interviene l'Intesa dei consumatori (Codacons, Adusbef, Federconsumatori, Adoc) denunciando «gli aumenti di moltissimi generi di prima necessità, quali alimentari, bevande, frutta e verdura, benzina e gasolio, servizi bancari e assicurativi, affitti tasse locali, Ici, nettezza urbana». E, ancora, i consumatori puntano il dito su «un'altra sfilza di interminabili rincari come quello firmato dal ministro Lunardi» sull'autotrasporto, «volta ad aumentare del 5% le tariffe dei trasporti». L'Intesa lancia così la terza giornata di sciopero della spesa per martedì 16 settembre, sottolineando che «la riuscita dell'iniziativa può incidere sulla finanziaria del Governo, il cui DPEF è pieno di finanza creativa e di inviti a consumare, ma avaro di risorse per aumentare i redditi e rilanciare i consumi di massa». La Cia torna sul caro frutta e verdura e rilancia intanto la sua proposta: un'Operazione prezzi chiari, finalizzata alla trasparenza nell'intera filiera agroalimentare (produzione, trasformazione e distribuzione) - afferma la Confederazione italiana agricoltori - per informare i consumatori su tutte le varie componenti del mercato attraverso le quali si arriva alla formazione del prezzo finale. L'Istat - nelle stime preliminari - fotografa, intanto, per luglio un andamento dei prezzi al consumo in aumento dello 0,2% su base mensile al 2,6% sull'anno scorso (lo stesso dato registrato anche a giugno). E rileva l'accelerazione tendenziale dei prezzi alimentari registratasi negli ultimi tre mesi (dal 2,3% su base annua di maggio, al 2,9% di giugno, al 3,2% di luglio) ricordando che su base mensile il dato dei prodotti alimentari di luglio non presenta variazioni mentre tradizionalmente sono attesi cali in questo periodo. A luglio hanno inciso - ha spiegato lo stesso istituto di statistica - gli effetti della siccità, soprattutto relativamente ai prezzi della frutta. Più in generale a luglio gli incrementi mensili più elevati (0,5%) hanno riguardato il capitolo trasporti (+2,0% tendenziale), trainato dal prezzo della benzina, e dal settore alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (+4,1% tendenziale) a causa degli effetti stagionali. Nessuna delle voci registra, invece, una flessione dei prezzi su base mensile. Nessuna variazione congiunturale, invece, per i prodotti alimentari e bevande analcoliche (+3,2% tendenziale), ma anche per abbigliamento e calzature (+3,2% tendenziale), comunicazioni (-2,6% tendenziale) e altri beni e servizi (+3,4% tendenziale). Tra i dati su base annua da segnalare il +8,0% relativo a bevande alcoliche e tabacchi sul quale ha inciso l'aumento delle sigarette scattato a marzo. «Rimane alto lo scarto - afferma il segretario confederale Cgil, Marigia Maulucci - con l'inflazione Ue e altissima la differenza con l' inflazione programmata, e questo determina l' alta forbice tra inflazione e retribuzioni e dunque il netto peggioramento materiale delle condizioni di vita dei lavoratori».