Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

TRA I vari record negativi che l'Italia rischia di accumulare, c'è quello della maggior incidenza, nella ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Secondo uno studio realizzato dal Censis per Italia Lavoro, l'Agenzia tecnica del ministero del Welfare per le politiche attive del lavoro, siamo il Paese europeo dove è più difficile, dopo aver perduto la propria occupazione, trovarne una nuova in tempi rapidi: per il maggior numero di senza lavoro (sei su dieci), la condizione di disoccupazione si protrae per oltre un anno. E la tendenza è in crescita: se nel 1999 il 59,1% dei senza lavoro rimaneva nella stessa condizione oltre i dodici mesi, nel 2002 questo rischio è cresciuto fino al 62,1%. Un dato che si fa drammatico nel Mezzogiorno, dove, in tre anni, il rischio di restare disoccupati di lunga durata è aumentato di quasi il 5%, passando dal 60,9% al 65,2%; a guidare la classifica per regioni è la Campania, dove resta senza lavoro per oltre un anno il 73,3% del totale dei disoccupati. Seguono la Sicilia (69%) e il Lazio che, con il 68,4%, è la terza regione italiana per incidenza di disoccupati di lunga durata. Elevata la percentuale nel resto del Sud: Puglia (65,5%), Calabria (61,8%), Molise (60,6%), Basilicata (59,7%), Sardegna (57,9%). La situazione migliore nel Mezzogiorno si registra in Abruzzo, dove la percentuale supera di poco la metà (53%). Il dato della disoccupazione di lungo periodo è in crescita anche al Centro (dal 55,6% al 58,1%), mentre è in controtendenza il Nord, dove il valore diminuisce dal 54,8% al 49,4%, passando dal 56,8% della Liguria al 47% del Piemonte. Mentre la percentuale scende al 36% in Lombardia, al 28,2% in Veneto, al 25,1% in Friuli-Venezia Giulia, al 24,7% in Emilia-Romagna, al 18,7% in Valle d'Aosta e all'11,4% in Trentino-Alto Adige, che è la regione più 'virtuosà. Quanto alle regioni del Centro, in Umbria si registra il 44,3%, in Toscana il 38,5%, nelle Marche il 33,5%. Non si registrano grosse differenze di incremento del rischio tra uomini (dal 62,8% al 65,3%) e donne (dal 55,4% al 59,4%). Una nota positiva viene dal calo del tasso di disoccupazione complessiva: tra il 1998 e il 2002, infatti, il numero dei disoccupati è diminuito di 582 mila unità, pari al 21,2% in meno. La variazione interessa in maggior misura gli uomini rispetto alle donne, e i giovani. Più pronunciato, inoltre, il calo della disoccupazione al Nord (-32%) rispetto al Centro (-27,4%) e al Sud (-15%).

Dai blog