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Industria: fatturato in netto calo

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Epifani: dati preoccupanti. Per Confindustria nessun allarme

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Gli ultimi dati Istat rivelano un calo tendenziale del 5,4% nel fatturato annuo e del 9% per gli ordinativi. Nei primi cinque mesi del 2003, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, la diminuzione del fatturato è stata dell'1,1%. Tra i vari raggruppamenti delle principali industrie il calo più netto è quello, del 9,5%, che si registra per i beni strumentali, a fronte di un 5,5% per quelli intermedi e del 5,1% in quelli di consumo. È invece aumentato del 10,3% il fatturato dell'energia. Gli unici altri settori a registrare incrementi su base annua sono stati quello dell'estrazione dei minerali (+58,4%), della lavorazione di minerali non metalliferi (+2,2%) e dell'industria della carta, stampa ed editoria (+0,5%). Il dato più negativo si ha nei settori in cui la concorrenza globale si fa sentire maggiormente, ovvero nei prodotti ad alto contenuto tecnologico, con un 15,6% in meno per gli apparecchi elettrici e di precisione, nelle industrie delle pelli e calzature (-12,8%), nel tessile e nell'abbigliamento (-11,4%), nella produzione di mezzi di trasporto (-10,7%). Allarmate le reazioni del mondo sindacale: «Questi dati sono la conferma di quello che aveva già detto il dato sulla produzione industriale - ha commentato Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil - Siamo in una fase di rallentamento forte dell' economia. Sono due anni che il Paese non cresce e questo acuisce le contraddizioni sociali e richiede politiche che siano attente alla coesione. Esattamente il contrario di quello che il Governo ha fatto in questi ultimi due anni». Renata Polverini, vice segretario generale della Ugl, invita ad adottare al più presto politiche di crescita e sviluppo, con particolare attenzione al Mezzogiorno, ma senza «ledere le garanzie sociali dei cittadini, dei pensionati, delle famiglie». Secondo il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano, il dato negativo è da ascrivere soprattutto alla «concorrenza dei paesi che si sono affacciati sulla scena internazionale, come la Cina, e altri a basso costo del lavoro». E non c'è ragione di sorprendersi né di allarmarsi per Confindustria, che fa dipendere il dato dal clima di incertezza legato al conflitto in Iraq. «Nella prima parte del 2002 - afferma Giuseppe Schlitzer, direttore del nucleo economia e finanza del Centro studi di Confindustria - c'è stata una ripresa dell'attività economica di fronte alla quale ogni confronto è penalizzante. Ma è chiaro - conclude Schlitzer - che per il 2003 il bilancio della crescita sarà modesto».

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