Tabacchi di stato, il 16 l'ultima offerta
Mercoledì è l'ultimo giorno per la presentazione delle offerte di acquisto dell'Eti, l'Ente tabacchi italiani. Quindi prenderà definitivamente corpo una privatizzazione del valore di 1,4 miliardi di euro. A contendersi l'eredità del monopolio di Stato sono tre cordate: l'europea Altadis è affiancata dai tabaccai italiani della Fit, giudati da Sergio Baronci, e dal fondo Equinox, cui partecipa con il 35% IntesaBci; la multinazionale British American Tobacco (Bat) è legata invece alla Confcommercio di Billè e a Franco Bernabè; la terza cordata è quella degli Imprenditori Italiani, che vede schierati nomi noti dell'imprenditoria italiana come Borghetti, Montezemolo, Della Valle e Benetton. Se la differenza tra le offerte dovesse essere inferiore ai 10 milioni si procederà ai rilanci. Ma se le offerte non saranno ritenute adeguate, il ministero dell'economia annullerà la procedura e andrà avanti nella vendita rivolgendosi direttamente al mercato con la quotazione in borsa. In questi ultimi giorni di attesa circolano umori tutt'altro che sereni tra i concorrenti: Baronci polemizza con la scelta «sconcertante» della Confcommercio - a cui la Fit aderisce - di legarsi a una cordata concorrente. Baronci denuncia l'anomalia della posizione di Confcommercio «che ha come associati i tabaccai solo grazie a Fit» e «non è accettabile che ci remi contro». Baronci teme che l' obiettivo della cordata guidata da Bat abbia l'obiettivo di «scompigliare l'attuale composizione del mercato italiano dei tabacchi». Ma il presidente di Confcommercio minimizza e rassicura: «Il tipo di compagine che abbiamo disegnato credo debba assicurare alcune cose. Innanzitutto il mantenimento della rete di distribuzione attuale, conservando nei tabaccai il suo momento principale. In più bisogna fare in modo che la privatizzazione dell' Eti serva a creare quello che non c'è, cioè una logistica che abbia nel punto vendita, nei tabacchi, ma anche in altri posti, un terminale in grado di poter velocemente essere rifornito». Pochi giorni fa gli 'Imprenditori associati - Piofrancesco Borghetti, De Agostini, Luca Cordero di Montezemolo, Diego della Valle, i Benetton con il fondo Giada, ai quali si sono associati anche Marcellino Gavio e Confagricoltura - avrebbero perso per strada due delle banche del gruppo di finanziatori: l'advisor Jp Morgan, che aveva l'incarico di guidare la raccolta dei fondi, e la Bank of Scotland. Ma la cordata - che ufficialmente si è trincerata dietro un secco no comment - sta già cercando nuovi finanziatori per affiancare le quattro banche rimaste: la Ubs Warburg e le italiane Interbanca, Centrobanca e Opa. Il ministero dell'Economia, dal canto suo, ha sgomberato il campo da ipotesi che avrebbero potuto incidere negativamente sull'offerta, smentendo che «sia attualmente allo studio una modifica del sistema delle imposte sul fumo». Inoltre - ha precisato il Tesoro - «le condizioni contrattuali della vendita della società, stabilite dal Ministero con il supporto degli advisor legali e finanziari, risultano pienamente in linea con gli standard da sempre utilizzati in Italia nei processi di privatizzazione e non si discostano da quelli adottati per altre operazioni analoghe sui mercati internazionali».