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Altolà di Billè al governo: basta promesse più fatti

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«Nel prossino Dpef bisogna mettere le proteine e le vitamine della ripresa. Giù l'Iva, via l'Irap»

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Meno uso di coloranti, più proteine e vitamina C». E' la prescrizione di Sergio Billè al governo: il presidente della Confcommercio è diretto e franco, senza eccessi. Saluta il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed i 10 ministri 10 che lo accompagnano all'assemblea annuale dei commercianti con un applauso in solidarietà con il premier dopo l'incidente diplomatico di Strasburgo. Poi comincia a leggere una relazione che è anche un lungo elenco di dolori e delusioni. Billè sottolinea che le imprese del commercio «sono stanche» di sentire solo promesse (e quello che brucia è l'atteso, quasi annunciato e mai arrivato decreto sui consumi) e non ne possono più di una riforma fiscale che è ancora «a mezz'aria». E allora, giù l'Iva, via l'odiata Irap, rimodulazione delle deduzioni fiscali, attivazione della Borsa elettrica: le «proteine e vitamine» di cui i commercianti avvertono la carenza sono queste. Al governo il presidente dei commercianti chiede un Dpef che serva già a rilanciare la domanda, bisogna far presto: prima della Finanziaria e con coraggio. I tagli di spesa fin qui attuati sarebbero stati fatti «in punta di temperino» invece «sarebbe stato meglio far leva su strumenti che consentissero prima di tutto un rilancio della domanda, anche perché essa sarebbe servita a far girare di nuovo un'economia in fase di stallo». Secondo il presidente di Confcommercio «o il governo utilizzerà questa volta le risorse e gli strumenti che ha a disposizione per venire incontro alle sempre più pressanti esigenze di tutto il sistema di imprese su cui fa perno oggi gran parte della nostra economia o sarà sempre più difficile programmare una politica di vero sviluppo di questo Paese». Ma un merito il governo l'ha avuto: «fra un fortunale e l'altro» ha «fatto di tutto per tenere almeno dritta la barra del timone». Ma mentre il governo naviga i procellosi mari della crisi e le imprese arrancano, rileva Billè, uno dei «principali fattori di questa crisi» è la politica del credito. «Ecco -ha tuonato Billè - un'altra ingombrante anomalia del sistema», quella attuata dalle banche che invece di «supportare i gangli di un sistema oggi tutto in difficoltà, sembra avere altre linee di indirizzo, altre priorità, altri orizzonti». Il presidente di Confcommercio chiarisce, davanti al ministro dell'Economia Giulio Tremonti, al presidente dell'Abi Maurizio Sella ed al direttore generale di Banca d'Italia Vincenzo Desario, che «le banche continuano, nonostante la crisi, a godere di ottima salute, anzi, ad avere la pancia piena». E se è un risultato lusinghiero per il sistema creditizio «resta il fatto che chi sta fuori dalle banche - famiglie, operatori ed imprese - continua ad avere, invece, la pancia vuota e una salute che appare sempre più malferma». Per limitarsi a pochi cenni, Billè ha ricordato i costi del Pagobancomat, «tutto a carico dei commercianti», e soprattutto gli altissimi tassi d'interesse sul credito finalizzato all'acquisto rateale. Per le piccole imprese, inoltre, resta difficile l'accesso al credito «e quando alla fine lo ottengono, sono costrette a pagare tessi di interesse troppo elevati». Confcommercio chiede quindi riforme, meno litigiosità in tutte le sedi di confronto politico e sociale e un'azione di governo chiara».

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