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Cirio, la Consob vuol vederci chiaro sul patto coi turchi

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Obiettivo predisporre un piano alternativo per portare il gruppo alimentare oberato dai debiti fuori dalle secche in cui si trova. Non appena circolata la notizia la Consob, la commissione di controllo delle società quotate in Borsa, chiede lumi a Cagnotti. E invita la C&P ha chiarire pubblicamente, senza indugio, cosa c'è di vero in quello che si legge sui giornali. La risposta della Cagnotti & Partners arriva a stretto giro di posta e dice che "ad oggi e' stata sottoscritta da parte di C&P una lettera di intenti con il gruppo Cukurova e non esiste ancora un piano di azione definitivo, che gli advisor del nuovo investitore stanno ancora mettendo a punto". In particolare, il comunicato sottolinea che "le varie ipotesi di lavoro prese in esame dagli advisors comprendono anche il lancio di un'eventuale offerta pubblica d'acquisto da parte di Newco, con parziale pagamento in contanti agli attuali portatori di obbligazioni del gruppo e con la finalita', per questi ultimi, di ritrovarsi, qualora l'operazione si concludesse con successo, anche azionisti di Cirio Finanziaria". Su quest'ultimo punto, osserva ancora Cragnotti, "si sta valutando se sia possibile armonizzare la tempistica di tale eventuale offerta pubblica con la tempistica del piano messo a punto dall'attuale management di Cirio Finanziaria, ufficialmente reso pubblico, per verificarne l'eventuale fattibilita'. Ulteriori informazioni sugli sviluppi dell'operazione - conclude la nota - saranno comunicate successivamente agli incontri con i bondholders e le banche". In altre parole, le intenzioni di Cagnotti sono chiare ma non sono altrettanto definiti gli strumenti e i modi con cui il finanziere romano, insieme agli amici turchi, intende risolvere il problemi debitori di Cirio. Il problema delle obbligazioni è la spada di Damocle che pesa sul futuro del gruppo. I 35mila sottoscrittori dovranno decidere a breve (tra l'8 e il 23 luglio) se convertire i famigerati bond (in tutto 1.125 milioni di euro) in nuove azioni Cirio, rinunciando in media al 62% del valore originario, o lasciar fallire la società. Le banche invece dovrebbero rinunciare a crediti per 128 milioni in cambio di azioni per 24. Se l'accordo sulle obbligazioni va in porto, i vecchi soci farebbero scattare un aumento di capitale per 197 milioni che potrebbe, ironia della sorte, riportare in gioco l'inossidabile Cragnotti.

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