ABI
Delle banche con i propri clienti, naturalmente sperando in un'amicizia lunga. Amicizia che aveva subito pesanti scossoni dalle vicende dei bond argentini e della Cirio: titoli ricollocati alle banche presso la propria clientela e poi finiti in insolvenza. Per evitare il ripetersi di nuovi casi Cirio e Argentina, ha detto il presidente dell'Abi Maurizio Sella nella relazione davanti all'assemblea ordinaria, nel collocamento dei bond deve essere chiaro come « l'alto rendimento non sia altro che lo specchio dell'alto rischio». C'è l'assoluta necessità di «legare strettamente, nella percezione e nelle abitudini della clientela, due concetti inestricabilmente ed direttamente collegati: livello di rendimento e livello di rischio, quest'ultimo diversamente modulato in ragione della natura dell'emittente, sia esso banca, stato sovrano o impresa». Il presidente dell'Abi ha sottolineato come sia ancora bassa la propensione degli italiani ad impiegare il risparmio nei fondi pensione la cui incidenza sul totale della attività finanziarie delle famiglie è dell'1%: un ventesimo confronto agli Usa e la metà della Germania. Sella ha spiegato che a fronte di oltre 21 milioni di potenziali aderenti, risultano iscritti alle nuove forme di previdenza poco più di un milione e 300 mila lavoratori per un totale di risorse gestite di 4 miliardi e mezzo. Per incentivare l'adesione ai fondi pensione, il presidente dell'Abi chiede di garantire «effettiva parità competitiva tra fondi negoziali e aperti per fare di questi ultimi, almeno nella forma d'adesione collettiva, una alternativa realmente praticabile rispetto ai primi». Sulla delega sulle pensioni, il presidente dell'Abi ha espresso apprezzamento «auspicando scelte che garantiscano la sostenibilità finanziaria del sistema nel lungo-medio periodo. È necessaria la massima coerenza fra prestazioni previdenziali di base e previdenza complementare, per il cui potenziamento occorre adottare soluzioni che prevedano l'utilizzo del trattamento di fine rapporto». Riguardo al sistema creditizio, che ha vissuto un decennio caratterizzato da un importante processo di concentrazioni, Sella ha sottolineato: «non abbiamo mai creduto di essere il freno e la zavorra del nostro sistema economico, così oggi non pensiamo di essere un'oasi felice. Crediamo invece di essere parte essenziale di un sistema che sempre più è destinato ad avere una accesa competizione in Europa e nel mondo».