Parigi chiude l'interruttore ed è tilt
Il 16% del fabbisogno nazionale è coperto da importazioni, in gran parte dal nucleare
È questa la drattica realtà che emerge all'indomani del black out e alla vigilia di un'altra giornata piena di incognite. Mai come in questo momento appare chiaramente il peso della dipendenza italiana dall'approvvigionamento estero. È vero che la grande afa ha fatto girare a mille i condizionatori creando un picco di richiesta per tre giorni consecutivi ma è anche vero che a mandare in tilt il sistema è stato proprio il no della Francia a fornire 800 MGW. Come è potuto accadere? Il contratto di fornitura che l'Enel e il Grtn, il Gestore della rete di trasmissione nazionale hanno con la Francia prevede il diritto di interruzione in base al quale Parigi può decidere di non fornire una certa quantità di energia se ne ha bisogno per uso interno. E così è stato ieri. L'Enel si è visto negare 300 MGW e il Grtn 500. Alcune indiscrezioni dicevano che la Francia ha preferito vendere gli 800 MGW a un altro acquirente diposto a pagare di più. Che si tratti di una maldicenza o meno sta di fatto che la dipendenza dall'approvvigionamento francese si è trasformato per l'Italia in un nodo scorsoio. Un picco di richiesta energetica si manifestò già lo scorso inverno, il 12 dicembre 2002, ma allora la Francia non chiuse l'interruttore. A dicembre scorso furono consumati 52.590 MGW, più dei 51.200 MGW di martedì scorso. L'Italia può far conto su una potenza di 76.950 MGW ma quella disponibile è per 48.950. Il che si spiega col fatto che alcune centrali non marciano a pieno regime per lavori di manutenzione o per riconversione. Complessivamente l'Italia dipende per il 16% del suo fabbisogno energetico e importa 6.300 MGW. La maggior dipendenza è quella dalla Francia dove l'81% dell'energia prodotta viene dal nucleare. Dipendiamo anche dalla Svizzera (per 25 miliardi di chilowattora), dall'Austria (1,8 miliardi) e dalla Slovenia (5,2 miliardi). Il 70% delle importazioni viene dal nucleare. Quale è la situazione nel nostro Paese? Dopo anni di assenza di una politica energetica, qualcosa da un anno a questa parte si è rimesso in moto. Il decreto sblocca centrali ha dato il via libera alla possibilità di costruire nuovi impianti per 6.000 MGW ma i tempi sono lunghi e il quadro normativo è ancora incerto. Il decreto Marzano sul riassetto del settore energetico è ancora all'esame del Parlamento. Senza un riferimento certo gli operatori privati deciddono di investire. L'Enel dal canto suo, in base alla legge Bersani non può costruire nuove centrali anzi ha dovuto vendere 15.000 MGW cedendo le tre genco (Eurogen, Elettrogen e Interpower). Quello che può fare l'Enel è ottimizzare la sua produzione attraverso i piani di ricoversione e le fonti di energia rinnovabili come l'eolico il geotermico e l'idroelettrico. Questo consentirà di aumentare la quota di energia da fonti rinnovabili nel rispetto dell'ambiente secondo i parametri di Kyoto che vincolano le emissioni inquinanti. Ma per tutto richiede molto tempo. Nel frattempo siamo appesi alle decisioni della Francia. L.D.P.