MEGLIO giocare "contro" il tempo o "allearsi" con lui? Per l'investitore oculato non ci devono essere ...
Troppo spesso, invece, si trascura il ruolo strategico del fattore temporale. Si cade in questo errore quando si parte da un assunto di base, sbagliato anche se apparentemente lineare: "la performance totale di un investimento è funzione della somma delle performance che si costruiscono giorno per giorno". Questa posizione è insostenibile poiché non tiene conto di una variabile fondamentale: la volatilità. Chiaramente con l'ampliarsi dell'orizzonte temporale aumenta l'opportunità di accrescere il grado di tolleranza alla volatilità, al fine di ottenere un rendimento maggiore. Il tempo diviene quindi un fattore incrementale di sicurezza e rendimento del proprio investimento, la variabile che governa l'intero processo di investimento. Ecco perché la logica spiccatamente speculativa che punta ad anticipare i mercati (che gli anglosassoni chiamano 'market timing') con l'obiettivo di realizzare extra profitti, si dimostra perdente. Meglio, molto meglio, agire secondo il principio del 'timing the market', che in italiano potrebbe essere spiegato con il seguente principio: "Lascia che il tempo lavori per ta". Prendendo in esame l'andamento della Borsa italiana nel quinquennio maggio 1994-maggio 1999, si ottiene una conferma immediata di questi concetti. Nel periodo osservato - in complesso 1.305 giorni - l'indice Comit ha registrato un rialzo pari al 91,4 per cento. Se ora escludiamo i dieci giorni di massimo rialzo, la performance cala notevolmente e scende al di sotto del 25 per cento. Dieci solo giorni su 1.305 bastano per concretizzare una differenza tanto marcata. Un errore di valutazione e di previsione anche apparentemente marginale ("esco" o "entro" dai mercati nel giorno sbagliato) può compromettere i risultati di parecchi mesi. Ecco perché è meglio considerare il tempo come un prezioso alleato e prefiggersi sempre orizzonti sufficientemente ampi. Questo vale a maggior ragione nelle fasi in cui è l'orso che domina in Borsa e i listini sono contraddistinti da frequenti correzioni. È in questi momenti che l'investitore, senza la guida di un professionista del risparmio, può facilmente cadere nella tentazione di voler "fare qualcosa", di sfidare il tempo. Il classico pensiero è quello di vendere: "Continuo a perdere cosa devo aspettare ancora?" Scelte di questo genere hanno grandi probabilità di rivelarsi inopportune e improduttive, proprio perché sottovalutano il fattore temporale: così si corre seriamente il rischio di uscire dal mercato ai minimi della sua correzione per poi rientrare, in ritardo, quando il recupero si è già concretizzato. Meglio, molto meglio - specie nei casi di forte turbolenza - lasciare che sia il tempo a gestire per noi la situazione.