CUCCIA (ACEA)
«Mettiamo un limite ai condizionatori»
Questo accade negli Stati Uniti ma è utile riprendere questa abitudine e soprattutto possiamo permettercelo?» Paolo Cuccia, amministratore delegato di Acea lancia una proposta per far fronte al rischio black out in estate. Ma è mai possibile che basta qualche grado in più di temperatura per mandare in tilt il sistema? «Facciamo chiarezza. Il sistema italiano ha due complessità: il primo riguarda la rete interna che non ha quella interconnessione che caratterizza i sistemi elettrici dell'europa centrale. L'Italia ha una capacità di importazione solo del 15%. Secondo punto: il nostro Paese ha fatto delle scelte di produzione elettrica di natura ambientalistica rifiutando il nucleare mentre gran parte dell'energia che importa è di tipo nucleare. Se ci fossero problemi in queste centrali noi ne subiremmo le conseguenze come se le avessimo da noi. Anche le produzioni tradizionali, quelle termiche nel nostro Paese sono state molto osteggiate per motivi di percezione di tipo ambientalista. Siamo il Paese che ha il maggiore consumo di energia da gas ma che ne produce poco. C'è una forte ostilità anche nell'utilizzo del carbone anche se con impatti ambientali molto medesti sono presenti nel resto d'Europa. Persino le energie alternative trovano ostilità per motivi paesaggistici». Da qui il rischio del black out? «L'insieme di questi due fattori ha portato da qualche anno tutti gli esperti del settore a dire che l'Italia stava entrando nel rischio black out. A questo si aggiunge l'andamento climatico che in questi anni recenti ha portato ad anticipare le stagioni estive e ha fatto esplodere i consumi in particolare collegati al condizionamento dell'aria di cui obiettivamente oggi si fa abuso». Anche i consumatori hanno le loro responsabilità? «Responsabilità da parte dell'utenza nell'opporsi a nuove centrali e eccesso di consumo. Un esempio. L'anno scorso i condizionatori d'aria venivano spenti nelle ore del pranzo, quast'anno sono accesi senza sosta». Cosa si può fare, visto che al nucleare abbiamo detto no e costruire nuove centrali richiede molto tempo? «Siccome esiste già una forma di controllo in inverno nell'uso dei riscaldamenti è ora di pensare che qualcosa di simile possa essere esteso anche per i consumi elettrici nell'estate. Ovvero immaginare che in certi mesi e in determinate fasce orarie ci possano essere dei limiti di temperature. Negli ultimi anni stiamo imitando gli americani che prima di entrare in un ambiente chiuso in estate devono mettersi il maglione. Va bene, mi chiedo? Che tipo di spesa il Paese è in grado di sostenere?»