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Cinque regole per non sbagliare

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Grazie a cinque semplici regole è infatti possibile ottimizzare i propri investimenti, riducendo al minimo i rischi ed elevando - nel contempo - i potenziali di rendimento; e questo a prescindere dagli andamenti di mercato del breve periodo. Sono regole semplici e lineari, frutto comunque di anni di studio e sintesi del pensiero di alcuni dei più brillanti premi Nobel per l'economia. Semplici, dunque, ma tutt'altro che banali. Matrice comune è il concetto di diversificazione degli impieghi, ovvero la scelta di "spalmare" tra il maggior numero possibile di strumenti finanziari e di soluzioni la somma che si è deciso di investire. Il concetto è intuitivo: se ci si affida a una adeguata diversificazione anche l'eventuale crollo di una singola azione o di uno strumento finanziario inciderà in modo marginale sui propri impieghi. "Perché un investimento sia ben congegnato - ammonisce il premio Nobel Samuelson - occorre diversificare, suddividendo l'investimento in modo tale da ridurre volatilità e rischi. Mai puntare tutto su un singolo titolo, anche quando si pensasse di avere a che fare con il migliore del mondo". "Seguire di persona l'andamento dei singoli titoli di Borsa - aggiunge un altro Nobel per l'economia, Harry Markowitz - è come giocare una partita ai dadi". Fama, Tobin, Sharpe, Merton, per citare altri "mostri sacri" dell'economia, hanno aggiunto ulteriori elementi alla scienza della diversificazione. Tutti questi preziosi contributi sono stati sintetizzati da Banca Mediolanum nella legge delle 5D, le cinque regole che permettono di diversificare nella maniera più adeguata: in base all'asse temporale, alla tipologia dei titoli, alla variabile geografica, al potere di crescita dei singoli settori, ai nuovi strumenti finanziari. Sta poi al singolo risparmiatore - guidato dalla istituzione finanziaria cui si appoggia - tradurre questi principi nella realizzazione di un "portafoglio" che sia efficace, ma anche efficiente, ovvero la miglior risposta possibile per soddisfare le proprie specifiche esigenze. Più nel dettaglio, la prima D prevede di diversificare gli impieghi in base all'asse temporale, suddividendo le proprie disponibilità tra il breve periodo (2 o 3 anni) al quale riservare il denaro di cui si può avere bisogno in qualsiasi momento, di medio periodo e di lungo periodo (oltre i 7 anni). Per gli impieghi di breve il consiglio è quello di utilizzare Bot, fondi monetari, pronti contro termine, mantenendo una piccola parte di liquidità sul conto corrente. Nel medio periodo un buon mix tra fondi obbligazionari, Cct e Btp rappresenta la soluzione ottimale. La componente azionaria entra in gioco sul lungo periodo. Se l'orizzonte temporale è sufficientemente ampio (oltre i 10 anni) l'impiego in Borsa si dimostra sempre il più redditizio. La seconda D ha a che fare con la diversificazione tra titoli, il classico "giardinetto". Maggiore è il loro numero, migliori sono le prospettive di un investimento. Lo strumento che meglio risponde a queste esigenze è rappresentato dai fondi comuni di investimento. La terza D parte dal presupposto che l'economia mondiale viaggia a velocità diverse nelle differenti aree geografiche e che, tranne rari casi di crisi generalizzata, esistono sempre dei Paesi nei quali l'economia ha maggior prospettive di crescita. Differenziando anche secondo un'ottica geografica, e ripartendo i propri impieghi su più Paesi diversi, sempre utilizzando lo strumento dei fondi, si possono cogliere queste opportunità. Stesso discorso vale per la quarta D, quella riservata al risparmio sul quale si può speculare un po' di più, che punta sulla diversificazione per potenziale di crescita e mira dunque al miglior risultato nel medio e lungo periodo con investimenti mirati sui settori emergenti dell'economia La cinquina si completa con la diversificazione sugli strumenti innovativi di ultima generazione, quali ad esempio le nuove polizze index linked. Naturalmente questo approccio all'investimento non può prescindere dall

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