L'inflazione non scende a giugno ferma al 2,7% alimentari alle stelle
I prezzi, quindi, rimangono sostenuti, soprattutto quelli dei prodotti alimentari. Secondo i dati diffusi dall'Istat sulla stima delle città campione, c'è stato un aumento su base mensile dello 0,1%, lasciando, appunto, l'incremento tendenziale al 2,7%. Tra le dodici città campione, i maggiori rialzi si registrano a Bari, Milano e Perugia (+0,2%), mentre i prezzi sono rimasti invariati a Firenze, Genova, Trieste, Palermo e Venezia. Sostengono l'inflazione per lo più i rincari i prodotti ortofrutticoli e il comparto turistico (alberghi), ristorazione e pubblici esercizi. E questo nonostante il calo del prezzo del petrolio e quello delle tariffe telefoniche da rete fissa a mobile. Quel che fa più discutere è comunque il caro-prezzi che non accenna ad alleviare le tasche degli italiani. Il segretario della Cisl Savino Pezzotta ritiene necessaria una "seria politica dei redditi" e incita il governo a "darsi una mossa per chiudere i contratti aperti da tempo, come quelli di sanità ed enti locali" per mantere il potere d'aquisto. Oltre a una politica dei redditi "è necessaria anche effettuare più controlli sulle tariffe", dice Luigi Angeletti della Uil, che considera "irrealistico" il tasso d'inflazione programmata dall'esecutivo all'1,3% per il 2004. Non è allarmato invece il presidente di Confcommercio Sergio Billé, che giudica "un dato positivo" dal punto di vista congiunturale l'inflazione al 2,7%. "Non c'è stato alcun aumento rispetto a un anno fa", fa notare Billè che pensa che l'allarme caro-prezzi iniziato l'estate scorsa stia rientrando. Per Federconsumatori invece non c'è da stare affatto tranquilli. "Il tasso annuo è comunque sottostimato, sono necessari degli interventi", dicono i consumatori che sottolineano come le tariffe per l'rc-auto, prezzi della benzina e alimentari non scendono. "Siamo molto preoccupati - afferma il presidente Rosario Trefiletti - perché non c'é alcun rientro dell'inflazione, che si mantiene sul 2,7%, un dato comunque sottostimato rispetto alla realtà". E guardando al futuro, mentre il viceministro D'Urso è convinto che presto l'inflazione scenderà, secondo l'Isae, se i prezzi rimanessero fermi da qui a fine anno, la crescita media dell'inflazione nel 2003 sarebbe del 2,4%. L'indicatore al netto della componente stagionale, elaborato dall'Isae in base ai dati provvisori disponibili, segnala infatti una decelerazione della dinamica dei prezzi: nel periodo aprile-giugno, il ritmo di crescita congiunturale, espresso in termini annualizzati, è risultato del 2,4% a fronte di poco meno del 2,7% del trimestre terminante in maggio. Ciò potrebbe preludere nella seconda parte dell'anno - dice l'istituto di ricerca - ad un calo del tasso di inflazione anche su base annua. L'Isae rileva anche come prosegua "il ridimensionamento delle attese dei consumatori circa l'andamento dell'inflazione nei prossimi mesi".