Tfr, bocciata la stangata Tremonti
Passa il provvedimento che elimina la maggiore imposta sulle liquidazioni
La questione della stangata sul Tfr si è arricchita di un altro capitolo. Ieri il governo è stato battuto in Commissione Finanze della Camera sulla proposta di legge dei Ds che mette al riparo le liquidazioni dall'aumento della tassazione a seguito della riforma fiscale di Tremonti. La proposta presentata da Benvenuto dei Ds prevede una clausola di salvaguardia, ovvero consente l'applicazione sul Tfr dell'imposizione più favorevole. Il provvedimento è stato votato all'unanimità e ha avuto il parere favorevole di tutti i gruppi della maggioranza. Lunedì dovrebbe sbarcare in aula per la discussione generale. È molto probabile però che il governo decida di giocare d'anticipo e senza aspettare che il provvedimento dell'opposizione arrivi in aula, già nel consiglio dei ministri di oggi vari una soluzione. Per le liquidazioni quindi l'Irpef potrebbe tornare al regime fiscale precedente alla Finanziaria 2003. Restano da sciogliere due nodi: innanzitutto come far fronte al mancato gettito che il ministro dell'Economia già aveva messo in conto di raccogliere. La maggiore imposizione sulle liquidazioni avrebbe portato nelle casse dello Stato 520 milioni di euro per quest'anno, 468 milioni nel 2004 e 312 nel 2005. Ora il governo dovrà trovare una compensansazione a questo mancato incasso. Benvenuto nella proposta di legge suggerisce di utilizzare il ricavato dall'emersione del lavoro nero ma a quanto risulta il provvedimento sul sommerso non avrebbe dato un gran gettito. Non è quindi escluso che vengano utilizzate parte delle entrate del condono. Altro nodo da sciogliere è il rimborso per chi ha già pagato la maggiore imposta. Il ministero dell'Economia starebbe studiando l'ipotesi di un credito d'imposta o un'altra forma di restituzione. Falsitta di Forza Italia, che è stato relatore alla Camera del disegno di legge delega per la riforma fiscale, ha detto di «condividere la clausola di salvaguardia sul Tfr in quanto l'esclusione di tali redditi potrebbe dar luogo a discriminazioni incostituzionali». Ma ricapitoliamo i termini del problema. A determinare l'aggravio di prelievo la revisione delle aliquote e degli scaglioni di reddito del primo modulo della riforma Irpef che ha portato l'aliquota erariale del primo scaglione dal 18 al 23%. Ad essere penalizzati sono soprattutto i redditi bassi fino a 31.855 euro con un incremento del prelievo che può raggiungere anche il 15-20%. Per il reddito l'aumento dell'aliquota è stato mitigato con la trasformazione delle detrazioni in deduzioni e l'introduzione della no tax area. Ma questo meccanismo non è stato previsto per il Tfr che viene tassato separatamente. Questo vuol dire che i redditi che rientrano nel primo scaglione hanno una aliquota maggiorata di 5 punti rispetto a quella che si applicava l'anno scorso.