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Bnl nella bufera. Croff se ne va

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Da tempo contrasti col presidente Abete. Si riapre il capitolo delle alleanze

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Da quando cioè si erano fatte più insistenti le voci di un cambio di strategia per l'istituto romano che aveva creato non poche frizioni al vertice. Così ieri le dimissioni dell'amministratore delegato Davide Croff non sono arrivate inaspettate anche se in modo del tutto insolito. Mentre era in corso il comitato esecutivo dell'istituto in conference call, Croff era a Cernobbio per un convegno. A un certo punto si è appartato, ha acceso il suo pc e ha inviato una -mail con il testo delle dimissioni. «Non c'è nessun contrasto con gli azionisti ma la fisiologica evoluzione di un modello di azienda che ho voluto io» è stata la spiegazione offerta da Croff che lascia la banca dopo 14 anni durante i quali ha vissuto i momenti più importanti dell'istituto, dallo scandalo di Atlanta alla privatizzazione fino al tentativo di un matrimonio con il Monte Paschi. «L'azienda contendibile si appresta a cambiare la sua compagine azionaria e deve essere libera di scegliersi il management e la corporate governance» sono le poche parole d'addio di Croff. In realtà come tutti i divorzi nasce su un contrasto che è diventato insanabile con il presidente Abete. Un distacco inevitale soprattutto dopo l'ingresso di Della Valle (ha rilevato il 4,6%) che prefigura nuove strategie e rafforza la linea del presidente Luigi Abete. La sensazione che un'epoca si stava chiudendo forse Croff l'aveva già avuta nei mesi scorsi quando il consiglio di amministrazione si trovò ad affrontare la proposta di cessione di Artigiancassa prevista dal piano industriale che prevede, tra l'altro, proprio lo snellimento delle partecipazioni non strategiche. Dal consiglio però arrivò una valutazione diversa e la richiesta di approfondire la valutazione, come è in effetti avvenuto, della partecipata per il settore artigiano. Tra i capitoli recenti della storia di Croff in Bnl c'è anche il tentativo di far crescere la banca con il progetto di fusione con Cardine arenatosi per la scelta dell'opzione Sanpaolo da parte del gruppo emiliano veneto. Ed è proprio sulla strategia di espansione dell'istituto attraverso le aggregazioni che Croff entra in rotta di collisione con Abete, fautore invece della politica dello stand alone, ovvero senza l'assillo delle fusioni a ogni costo. Nella lunga trattativa che sembrava portare ad un' alleanza con il Monte dei Paschi, non ancora tramontata, Croff aveva condotto in prima persona insieme a De Bustis, anche lui dimissionario, le trattative per creare un'alleanza creditizia nell'Italia centrale, benedetta da Bankitalia. L'ingresso nell'istituto di Della Valle, molto vicino a Abete mette Croff in minoranza. L'uscita di Croff prefigura la nascita di una nuova struttura per l'istituto romano sul modello di Mediobanca con un maggiore ruolo esecutivo per il presidente Abete. Per la proltrona dell'amministratore delegato potrebbe essere favorita la scelta interna. La candidatura più gettonata appare quella di Mario Girotti, attuale responsabile della rete Bnl.

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