Alitalia, nessun rischio fallimento Rispunta l'ipotesi di ridurre gli equipaggi solo nei voli nazionali. Titolo giù del 2,14%
Per hostess e steward Alitalia si riparte dal primo «lodo Tassone» e cioè mantenimento, in via sperimentale, della misura di riduzione degli equipaggi di cabina sulle rotte nazionali e blocco dell'iniziativa, prevista da luglio, su scala internazionale. Sarebbe questo, stando alle prime indiscrezioni, il tentativo di mediazione su cui il governo sarebbe tornato ad impegnarsi per la trattativa tra azienda e sindacati che riprenderà oggi, mentre sulla compagnia continuano a piovere critiche sulla tenuta dei conti e voci di manovre per favorirne la cessione. Il tavolo governo-compagnia-sindacati riprende oggi pomeriggio, come previsto, e la parola tornerà al viceministro alle Infrastrutture, Mario Tassone, che ieri è stato riconfermato nell'incarico da Palazzo Chigi. Ma la strada che dovrà percorrere per trovare una soluzione alla trattativa appare al momento tutta in salita. In vista della ripresa del negoziato di oggi, infatti, si è tenuta una riunione a Palazzo Chigi, dove il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, avrebbe visto, oltre al viceministro incaricato della vertenza, anche i vertici della compagnia. Anche in questa sede, tuttavia, Alitalia avrebbe riconfermato la sua indisponibilità a fare marcia indietro su un provvedimento che, al di là dell'intransigenza su una posizione presa, ha già prodotto significativi cambiamenti anche sulla struttura degli aerei. Su tutti gli Md 80 che operano le tratte nazionali, e quindi fatta eccezione per la navetta Roma-Milano, sono infatti stati fisicamente smantellati 13 posti a sedere. Quelli che, secondo i calcoli della compagnia, possono giustificare un minor utilizzo di personale a bordo su voli che molto difficilmente viaggiano al completo. Per i voli internazionali, invece, la misura deve essere ancora avviata. Di qui la disponibilità, manifestata nel primo round delle trattative, a sospendere l'iniziativa solo per le tratte brevi con l'estero dove, presumibilmente, l'operazione di smantellamento dei posti a sedere non sarebbe ancora partita. La proposta, come noto, è stata già bocciata in occasione della prima tornata di trattativa. La notizia, giunta alle organizzazioni sindacali, ha portato un certo sconforto: se infatti le cose stanno semplicemente così - affermano - si rischia di dover arrivare per forza ad una nuova rottura. Ieri, inoltre, la Cgil ha inviato a Tassone una lettera in cui si fanno due conti: la misura, dice l'organizzazione, costa in termini di mancati guadagni molto di più dei previsti risparmi. Tagliare 13 posti a sedere costa infatti circa 6 milioni di euro al mese: «è possibile che l'Azienda non ne ha tenuto conto? O forse le scelte rispondono ad altre logiche? », si chiede il segretario della Filt Cgil, Guido Abbadessa, che tira le somme ad una serie di inquietanti dichiarazioni che, negli ultimi giorni, si sono susseguite sulle sorti della compagnia. La Cgil ricorda infatti quanto detto dal ministro Lunardi, che ha parlato di pericolo di fallimento per Alitalia, e dallo stesso Tassone, che ha lanciato l'allarme di un rischio di svendita e ha parlato di «avvoltoi che girano intorno alla Compagnia di bandiera». In un clima di generale preoccupazione, l'allarme è suonato anche per le parole pronunciate dal presidente della compagnia, Giuseppe Bonomi, che, nelle intenzioni, dovevano rassicurare. Bonomi ha infatti detto di non vedere «alcun rischio di fallimento in questo momento» per la compagnia di bandiera. «Il fatto che Bonomi veda l'ipotesi del fallimento come un'ipotesi soltanto rinviata non può certo tranquillizzare nè il sindacato nè i lavoratori», nota il segretario nazionale della Uilt, Guido Moretti. Anche la Borsa, che nei giorni scorsi ha premiato la posizione della compagnia, ha ieri mostrato segni di scetticismo: il titolo è sceso del 2,14% a 0,229 euro. Un ribasso che insospettisce anche il Sulta, secondo il quale l'andamento del titolo conferma la preoccupazione di manovre volt