Quote latte, le multe rateizzate in 14 anni senza interessi

Raggiunto un accordo sulla fiscalità per il risparmio dei cittadini Ue non residenti. Gli allevatori incorsi nelle sanzioni per aver sforato i limiti di produzione avranno 14 anni per pagare le multe relative agli anni 1996-2001. Il provvedimento - che è passato con 14 sì e l'astensione di Danimarca e Irlanda - scatterà dal primo gennaio 2004 e riguarderà il totale delle sanzioni senza limiti di superamento delle quote. Giulio Tremonti è l'uomo del giorno. «Abbiamo fatto la cosa giusta nell'interesse del Paese e degli allevatori» spiega dal Lussemburgo al termine di un confronto irto di ostacoli. Gettato alle spalle il braccio di ferro con la Lega, il ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno incassa «un successo storico raggiunto dopo venti anni di difficoltà ed insuccessi». Ora gli allevatori hanno tempo fino al 2018 per pagare. Gli importi, senza interessi, dovranno essere versati allo Stato italiano che li ha anticipati al fondo agricolo comunitario. Giudizio positivo anche dagli allevatori. Per Coldiretti, Confragricoltura e confederazione degli Agricoltori si chiude con il passato e si apre una gestione trasparente del sistema delle quote latte. Il pronunciamento dell'Ecofin blocca il meccanismo degli aiuti di Stato contrari alle regole dell'Unione. Dopo una trattativa serrata, condotta come una mano di poker, i ministri dell'Economia hanno raggiunto l'intesa. «La decisione deve essere finalizzata. Ma ci sono tutti gli elementi» commenta il presidente di turno Nikos Christodoulakis. L'Italia ha aperto la partita riducendo il periodo della rateizzazione da 30 a 18 mesi a fronte della proposta di partenza - 12 mesi ad un tasso dell'1,5% - concordata durante la riunione degli ambasciatori. La presidenza greca ha replicato proponendo un'innalzamento a 14 mesi senza interessi e senza limitazioni per il superamento delle quote. Poi l'Italia ha rilanciato a 16 mesi. Il raggiungimento dell'intesa sulle quote latte - grazie all'estensione a tutti gli allevatori del provvedimento - ha fatto sì che l'Italia sbloccasse l'adozione del pacchetto fiscale. Al centro era la questione dei cosiddetti «paradisi fiscali» (Austria, Lussemburgo e Belgio). L'accordo (che si estende anche alla Svizzera) prevede un mantenimento del segreto bancario dei rispettivi paesi, che però preleveranno fino al 35% di imposta sui risparmi di cittadini Ue non residente. Sulle prime Roma aveva chiesto un allentamento del segreto bancario, ma poi ha accettato questa soluzione.