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Oli-Tel, fusione con polemica

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Dividendi anche senza utili. Fondi in rivolta. Liverpool chiede un nuovo cda

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Una fusione nell'interesse degli azionisti». Così il presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera ha difeso l'operazione, ad alcune parti contestata, di fusione tra Telecom e Olivetti. «Alla fine - ha aggiunto - l'azionista di controllo avrà tra il 13-15% e il flottante sarà almeno dell'85%». L'assemblea è stata una lunga maratona e alla fine la fusione è stata approvata a larghissima maggioranza. È stato lo stesso presidente di Telecom a rendere noto in apertura di assemblea la decisione del Tribunale di Milano, e ancora prima della Consob, di respingere il ricorso presentato dal fondo Liverpool. «I soci Olivetti possono votare non essendo mai stata commessa nessuna violazione della normativa dell'opa da parte di Olimpia né tanto meno di Olivetti», ha detto Tronchetti Provera. «Contrariamente a quanto dedotto nel ricorso Liverpool - ribadisce Tronchetti - anche a seguito della fusione con Holy, la partecipazione di Olimpia in Olivetti è inferiore al 30%, quale che sia il criterio di calcolo adottato». Tronchetti ribatte punto per punto alle obiezioni e alle critiche che nei mesi scorsi sono state contrapposte al progetto di fusione con Olivetti. A chi sostiene che l'operazione porta un trasferimento di valore dagli azionisti di Telecom a quelli di Olivetti, Tronchetti risponde che che «la performance delle azioni Telecom dopo l'annuncio dell'operazione è superiore a quella delle azioni Olivetti». Nega anche che l'operazione porterà ad un indebitamento eccessivo. «Sono state già definite una serie di azioni per ridurre il debito entro 18-24 mesi». Il debito netto del gruppo, ha ricordato Tronchetti, a settembre 2001 era di 43,4 miliardi di euro, a fine 2002 è sceso a 35,8 miliardi e a fine 2004 è previsto che scenda a 34,3 miliardi di euro. Saranno infatti necessari 9 miliardi di euro per finanziare l'opa e il recesso ma il gruppo conta di incassare 4,5 miliardi da nuove dismissioni e di avere un flusso di cassa netto cumulato nel 2003-2004 pari a 6 miliardi di euro. Tronchetti ha poi ribadito che i detentori di azioni di risparmio Telecom Italia avranno diritto a dividendi anche in caso di assenza o di insufficienza di utili risultanti da bilancio. I dividendi, in questo caso, saranno distribuiti attingendo alle riserve. Gli oppositori si sono comunque fatti sentire. Liverpool non sotterra l'ascia di guerra e anzi promette nuova opposizione all'attuale dirigenza, dopo che la fusione avrà diluito la quota di controllo di Olimpia nella nuova società. A quel punto gli azionisti «potranno allontanare l'attuale consiglio e sostituirlo con uno di propria scelta». Dopo Liverpool, anche la società di consulenza Deminor schierata fin dall'inizio sul fronte del no, ha preso la parola in aula con due suoi rappresentati contestando «il macroscopico conflitto di interessi» alla base dell'operazione. Il bilancio 2002 di Telecom Italia si è chiuso con perdite consolidate per 322 milioni di euro, in calo rispetto ai 2 miliardi del 2001.

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