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Cirio, via al piano di risanamento Cragnotti esce

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Sergio Gragnotti si è dovuto, gioco forza, adeguare alla proposta degli advisors anche se è stata dura digerirla. Di fatto è stato costretto mettersi da parte. Alla fine ha dovuto arrendersi: l'unico modo per tentare di salvare il gruppo dal fallimento è uscire di scena. Dopo il niente di fatto di due giorni fa e la richiesta di fallimento, presentata da un gruppo di obbligazionisti, è stato finalmente trovato l'accordo. Così il cda del gruppo agro-alimentare, ha approvato all'unanimità il piano di salvataggio messo a punto dagli advisor Livolsi e Rothshild, così come il bilancio 2002 e i conti del primo trimestre 2003. L'amministratore delegato Giovanni Cianci al termine del consiglio ha confermato che si va verso un "quasi azzeramento" della quota in capo a Cragnotti che attualmente ammonta a circa il 63%. Cianci ha sottolineato come da parte di Cragnotti "c'è stato un atto di grande responsabilità e anche da parte della famiglia. E' prevalso l'interesse della società". Soddisfatto anche l'altro amministratore delegato, Roberto Colavolpe, che afferma: "Cirio sarà una public company a tutti gli effetti, gli obbligazionisti avranno complessivamente il 95% del capitale, mentre le banche saranno sotto il 5%". E i due manager contano di chiudere la partita incassando il sì dell'assemblea degli obbligazionisti entro la fine di giugno per poi convocare l'assemblea della società a fine luglio per chiudere il cerchio. Ma il sì degli obbligazionisti non è così scontato. E' vero che la conversione dei bond in azioni consentirebbe forse di recuperare una parte dei crediti, ma non è affatto detto che tutti siano d'accordo come dimostra anche la netta spaccatura che si è venuta creare proprio in questi giorni tra i sottoscrittori. Da una parte il Siti, con le sue deleghe, che aspettava l'approvazione del piano per decidere il da farsi, dall'altra un gruppo di sottoscrittori che ha chiesto invece il fallimento della società e che invita i detentori di obbligazioni a ìcontarsi", perché Cirio è insolvente e chi aderisce perde tutto. Quest'ultima iniziativa è stata promossa dal commercialista milanese Francesco Rimbotti con un avviso pubblicato da alcuni quotidiani. L'obiettivo di Rimbotti è creare una mappa degli obbligazionisti per valutare ìazioni comuni" contro le banche che hanno venduto i titoli". Anche se ìandasse bene il piano di salvataggio", alcuni obbligazionisti avrebbero ìil 10-15% di quanto investito e in azioni Cirio"; mentre quelli delle banche sono ìcrediti garantiti". Ancora incertezza sul fronte Lazio, che secondo indiscrezioni vedrebbe impegnata una cordata composta da Salvatore Ligresti, Vittorio Merloni e il costruttore romano Stefano Ricucci. L'imprenditore siciliano ha dichiarato che ìper ora non c'è nessun interesse, nessuna trattativa" che coinvolge il gruppo Ligresti per l'acquisto della società sportiva.

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