Istat, boom dell'occupazione
Come ha commentato Luigi Buggeri, presidente dell'Istat: L'Italia ha un buon posizionamento nella Ue per quel che riguarda i macroparametri di riferimento. Ma peggiora l'andamento del Made in Italy e quindi delle piccole e medie imprese, è stato senza freni il caro Rc auto (+7,7%) e anche quello bancario (+11%). C'è stato un boom nell'occupazione (dal 1996, 1,8 milioni in più e un incremento annuo dell'1,2%). E' caduta definitivamente in crisi il concetto di inflazione programmata, intesa come regolazione in anticipo dell'inflazione reale: le retribuzioni contrattuali non sono riuscite a conseguire il recupero delle perdite. Italia al passo Ue. Alla vigilia della presidenza italiana in Europa, l'Istat compie una verifica sulla base dell'andamento degli indicatori strutturali. Il pil reale, come la Germania, si è mantenuto sotto la media Ue, a sua volta inferiore di quello Usa. La decelerazione della crescita, con un +0,4% nel 2002, ha segnato il risultato peggiore dal 1993. Scende però la pressione fiscale dal 42,1 al 41,6% del pil a seguito di una forte riduca a me vengono dell'Irpeg. Cala al 9% il tasso di disoccupazione a un ritmo più favore del resto di Eurolandia. Il rapporto debito-pil, pur scendendo al 106,7, resta il più alto della Ue. Occupazione in aumento. Per il settimo anno di fila, l'occupazione in Italia è aumentata (+1,2%) al punto che la fase di espansione in corso dal 1996 è a questo punto un a delle più lunghe in cui il Paese ha goduto dalla seconda guerra mondiale. Polizze più salate. Come il 2002, anche il 2003 viaggia all'insegna del catro-assicurazione con un incremento del 7,7% sullo stesso periodo dell'anno scorso. Al galoppo anche i servizi bancari (+11,6%) che arrivano addirittura al 26,7% per quelli di bancoposta. Pmi in crisi. L'Istat punta il dito sulla perdita di competitività del sistema-Paese. In Italia - ricorda l' istituto nazionale di statistica - c'è una proliferazione di imprese attive, oltre quattro milioni (dati relativi al 2000), con una media di addetti che però è pari appena a 3,6 - a sua volta in calo rispetto ai 3,7 del 1996. Siamo ben lontani dalla situazione tedesca, dove la media di addetti per impresa è di 13,1, da quella del Regno Unito (12,2) o dalla Francia (6,5). Oltre a questo, le imprese di dimensione particolarmente ridotta, le microaziende, assorbono da sole circa 7,2 milioni di addetti, per lo più (al 60%) nel comparto dei servizi, generando però al tempo stesso soltanto un terzo del giro d' affari e del valore aggiunto. Le grandi aziende, da parte loro, occupano circa 2,6 milioni di dipendenti e realizzano poco meno del 30% del valore aggiunto. Nel nostro Paese, inoltre, il tessuto imprenditoriale articolato sulle piccole imprese pone un problema di produttività, in quanto quest'indicatore aumenta solo man mano che cresce la soglia dimensionale.