Perini (Assolombarda) «La Bce è succube della politica Usa»
La Casa Bianca ha tutto l'interesse a mantenere debole il dollaro per favorire le esportazione dei prodotti americani e la Bce non sta facendo nulla per contrastare questa strategia. Risultato: le imprese europee sono alle corde». Va giù duro il presidente di Assolombarda Michele Perini che punta l'indice sulla politica della Banca Centrale Europea che «ha subito le decisioni americane». Una Bce succube della Casa Bianca? «Proprio così. Il problema dell'euro forte nasce da una politica americana che sta lavorando per arrivare a un rapporto di cambio favorevole all'export. L'Europa ha sempre corso dietro agli Usa. Mai una volta che la Bce abbia anticipato le decisioni della federal Reserve sui tassi. Di fatto noi abbiamo subìto la politica economica americana. Se poi pensiamo che il 90% del pil europeo è fatto di cambi all'interno della Ue e solo il 10% fatto di esportazioni si capisce che questo 10% è insufficente a dare slancio a un mercato europeo che ha bisogno di essere rivitalizzato. Una politica economica più coraggiosa avrebbe aiutato a non subire il dominio americano». In che modo la Bce dovrebbe fare scelte più coraggiose? «Innanzitutto anticipare alcune operazioni sui tassi e rivedere il piano infrastrutturale europeo che poteva essere finanziato al di là dei parametri di Maastricht». Questo vuol dire che per arginare la corsa dell'euro e ridare fiato all'economia di Eurolandia bisognerebbe allentare i vincoli di Maastricht? «No, le regole del patto di stabilità vanno rispettate ma si potrebbe valutare l'opportunità di escludere i finanziamenti per infrastrutture dal calcolo dei parametri di Maastricht. Io non penso che sarebbe un disastro». Eppure Bruxelles sostiene che un euro forte non fa male all'economia europea «Questi signori probabilmente non hanno mai guidato un'azienda. Un euro forte non serve a nessuno. Paghiamo un po' meno l'energia ma questo non si riversa sui consumatori e di contro si penalizzano le esportazioni». Come andrebbe affrontato il problema della moneta forte? «Tagliare i tassi, finanziare le infrastrutture e proteggere i prodotti europei lanciando il brevetto europeo senza aspettare il 2010, una data inaccettabile. Avremmo bisogno da subito che ci fosse un controllo serio su quello che arriva dai Paesi orientali per combattere le contraffazioni. Costringere la Cina a rispettare le regole. Vogliamo un'Europa che ci tuteli non che tuteli la propria burocrazia. La diminuzioni degli ordinativi indicano la sfiducia nel mondo delle imprese». Crede in una ripresa per fine anno? «Un po' di ripresa ci sarà ma cambieranno alcuni comportamenti dei consumi. C'è l'esigenza da parte dei consumatori di avere prodotti innovativi».