Industria alle corde rallenta
Un primo trimestre, quello 2003, da dimenticare per l'economia italiana. A marzo l'industria segna un vistoso calo degli ordinativi, mentre scende ancora il fatturato su base annua. Il settore più colpito è quello dell'auto (vale a dire il gruppo Fiat e l'indotto) che complessivamente registra un crollo del fatturato dell'8,9% e un calo degli ordinativi nell'ordine del 10,4% rispetto a marzo 2002. I dati aggregati (cioè relativi all'intero settore industriale), invece, parlano di un tonfo degli ordinativi del 9% su base annua (cioè rispetto a marzo 2002) e del 3,2% su base congiunturale (vale a dire, rispetto al mese precedente, cioè febbraio). Quanto al fatturato industriale, il calo tendenziale è dello 0,6%, mentre rispetto al mese precedente il fatturato è in risalita: +0,8%. Preoccupati i sindacati che vedono in questi dati l'ulteriore conferma della stagnazione economica e del declino industriale del Paese. La Cgil, in particolare, non ha alcuna fiducia nella capacità delle politiche del governo a sostegno dell'economia e punta a un patto diretto con le associazioni delle imprese. Il segretario generale Guglielmo Epifani propone di aprire un tavolo con le altre associazioni. Il leader della Uil, Luigi Angeletti, non si esprime sulla proposta di Epifani, ma si dice fortemente preoccupato: "La stagnazione dell'economia è un rischio più che mai reale. In Italia non abbiamo bisogno di combattere solo l'inflazione, ma sorpattutto questa stagnazione che distrugge i posti di lavoro". Dal canto suo, il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta chiede a gran voce al governo di mettere in campo politiche antirecessive che siano realmente in grado di rilancare l'economia. La ripresa? "Non sarà in tempi brevi", conclude caustico Pezzotta. Il vicepresidente della Confindustria, Guidalberto Guidi, se la prende invece con la moneta unica: "Dire che l' euro sta diventando un problema serio - ha detto - è un eufemismo". "Non mi rendo conto di quale sia la politica della Bce - ha continuato il vice di Confindustria - sembra siano completamente fuori dalla realtà. Nel momento in cui si dovesse fermare il flusso di esportazioni e, quindi, che tutto il sistema Europa e Italia dovesse perdere competitività, con i chiari di luna che ci sono, i rischi sono gravi e strutturali". Un seppur moderata ventata di ottimismo arriva invece dal vice presidente alle Attività produttive Adolfo Urso. Marzo -sostiene- è un mese "che sconta notevolmente anche la congiuntura internazionale, peraltro un mese in cui c'erano state preoccupazioni per l'intervento militare in Iraq. Pensiamo che nei prossimi mesi e soprattutto nella seconda parte dell'anno, sia per quanto riguarda gli ordinativi che la produzione industriale che i flussi di esportazione, i dati dovrebbero riprendere a crescere". Molto, ha proseguito Urso, "dipende anche da quello che accade ai nostri partner commerciali. Per noi il primo partner commerciale è la Germania, che corre il rischio di entrare in deflazione ed è già in recessione, e quindi scontiamo la debolezza dei nostri principali partner, la Germania e la Francia nell'Europa e a livello internazionale Stati Uniti e Giappone".