Agnelli: ingresso dello Stato? Non occorre
È con queste parole che il presidente della Fiat Umberto Agnelli ha fatto il punto sullo stato della crisi del gruppo e sulle prospettive a medio termine. Agnelli sente di poter essere ottimista e indica che la fine del tunnel è vicina. Già a partire dal prossimo anno «si potranno vedere dei conti completamente diversi». Ribadisce l'impegno del gruppo a «concentrarsi sull'auto». Un passaggio importante per uscire dalla crisi è l'aumento di capitale per il quale c'è ancora il punto interrogativo della partecipazione della General Motors. Oggi l'amministratore delegato Morchio volerà a New York per incontrare i vertici della casa di Detroit. Agnelli ha ricordato che la GM ha diciotto mesi per decidere se sottocrivere la ricapitalizzazione. La collaborazione con GM poi potrebbe allargarsi anche ad altre aree geografiche, oltre all'Europa, dove sono già previste le piattaforme con Opel. Il presidente della Fiat ha poi sgombrato ogni dubbio sulla possibilità di un intervento dello Stato («Non ce n'è bisogno nella situazione attuale») e sull'ipotesi di un ridimensionamento di Mirafiori («Il cuore e il cervello dell'auto sono e saranno a Torino»). Una precisazione anche sul rapporto con le banche. Agnelli ha smentito di aver chiesto alle banche alleate la ridiscussione del prestito convertendo da 3 miliardi di euro. E per superare la crisi la Fiat punta soprattutto sulla qualità del prodotto. Nel secondo semestre di quest'anno, ha annunciato il presidente, «inizieranno ad uscire i modelli nuovi che dovrebbero piacere al pubblico» mentre nei prossimi mesi ci «sarà una spinta sui modelli attuali». Morchio ha precisato che dalle dismissioni di Fidis, Toro e quella prevista di Avio «in cassa entreranno 7 miliardi cash, mentre l'indebitamento lordo si ridurrà di 9 miliardi».