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Patto di stabilità bocciato dagli economisti

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Per l'americano Allen Sinai è una camicia di forza. Alesina: serve più flessibilità

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A sostegno dell'opportunità di ridurre i lacci si è espresso l'economista statunitense Allen Sinai e l'idea non è stata scartata nè da Paolo Savona, docente alla Luiss e vicepresidente di Aspen Italia, nè da Alberto Alesina, docente alla Bocconi di Milano. «Le camicie di forza vanno bene per i paesi pazzi che hanno i deficit pazzi», ha osservato Savona, condividendo il giudizio sulla rigidità del trattato di Maastricht. «Trattato che si può allentare - ha osservato - ma che basterebbe applicare in modo corretto applicando il concetto della differenza tra deficit strutturale e congiunturale». «Parlare del trattato di Maastricht come camicia di forza è eccessivo», ha osservato da parte sua Alesina. «Spesso - ha aggiunto - si dimentica che il trattato prevede che il bilancio del paese rifletta l'andamento del ciclo e dunque il trattato stesso prevede un rallentamento del vincolo fiscale quando l'economia cresce poco». «Non ci sarebbe nulla di male nel rallentare i vincoli - ha proseguito - se ciò si traducesse in riduzione di tassi e spese per investimenti in certi paesi. Ma temo che un rallentamento si traduca ancora una volta in un aumento delle spese correnti, che prima o poi dovranno essere finanziate da un aumento delle tasse. Quanti, dentro e fuori dell'Europa parlano di rilasciare la camicia di forza hanno sicuramente delle ragioni - ha concluso -, ma il problema è politico e istituzionale e si tradurrà in politiche errate». Senza Maastricht del resto, ha infine osservato, chissà dove sarebbe finita l'Italia. Alberto Alesina, economista di fama e docente ad Harvard ha difeso l'operato del presidente della Bce Duisenberg. «Il fatto che l'Europa cresca poco non ha nulla a che fare con la politica monetaria della Banca Centrale Europea. È come se si volesse usare l'aspirina per un malato d cancro».

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